Tigiuanaënsem, Leonensem, Tulancingensem et Tuxtlensem dioeceses ad gra-
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale60
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale62
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale64
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale66
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale68
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale72
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale74
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale76
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale78
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale80
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale82
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale84
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale86
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale88
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale90
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale92
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale94
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale96
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 97
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale98
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 99
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale100
Acta Benedicti Pp. XVI 67
non ha anche la Chiesa come madre. Vediamo cosı̀ nuovamente come il cri-
stianesimo non sia una realtà solo spirituale, individuale, una semplice deci-
sione soggettiva che io prendo, ma sia qualcosa di reale, di concreto, potrem-
mo dire qualcosa anche di materiale. La famiglia di Dio si costruisce nella
realtà concreta della Chiesa. L'adozione a figli di Dio, del Dio trinitario, è
contemporaneamente assunzione nella famiglia della Chiesa, inserimento co-
me fratelli e sorelle nella grande famiglia dei cristiani. E solo se, in quanto
figli di Dio, ci inseriamo come fratelli e sorelle nella realtà della Chiesa,
possiamo dire « Padre nostro » al nostro Padre celeste. Questa preghiera sup-
pone sempre il « noi » della famiglia di Dio.
Ma adesso, dobbiamo ritornare al Vangelo dove Giovanni Battista dice:
« Io vi battezzo con l'acqua, ma dopo di me viene uno più forte di me che vi
battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco ».4 Abbiamo visto l'acqua; adesso
però s'impone la domanda: in che cosa consiste il fuoco a cui san Giovanni
Battista accenna? Per vedere questa realtà del fuoco, presente nel Battesimo
con l'acqua, dobbiamo osservare che il Battesimo di Giovanni era un gesto
umano, un atto di penitenza, un protendersi dell'uomo verso Dio per chiedere
il perdono dei peccati e la possibilità di iniziare una nuova esistenza. Era solo
un desiderio umano, un andare verso Dio con le proprie forze. Ora, questo
non è sufficiente. La distanza sarebbe troppo grande. In Gesù Cristo vediamo
che Dio ci viene incontro. Nel Battesimo cristiano, istituito da Cristo, non
agiamo solo noi con il desiderio di essere lavati, con la preghiera di ottenere il
perdono. Nel Battesimo agisce Dio stesso, agisce Gesù mediante lo Spirito
Santo. Nel Battesimo cristiano è presente il fuoco dello Spirito Santo. Dio
agisce, non soltanto noi. Dio è presente qui, oggi. Egli assume e rende suoi
figli i vostri bambini.
Ma, naturalmente, Dio non agisce in modo magico. Agisce solo con la
nostra libertà. Non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Dio interpella
la nostra libertà, ci invita a cooperare col fuoco dello Spirito Santo. Queste
due cose debbono andare insieme. Il Battesimo rimarrà per tutta la vita dono
di Dio, il quale ha messo il suo sigillo nelle nostre anime. Ma sarà poi la nostra
cooperazione, la disponibilità della nostra libertà a dire quel « sı̀ » che rende
efficace l'azione divina.
4 Lc 3, 16.