Tigiuanaënsem, Leonensem, Tulancingensem et Tuxtlensem dioeceses ad gra-
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Acta Benedicti Pp. XVI 69
sordi e fa parlare i muti »,1 tema biblico proposto dalle Comunità cristiane del
Sud Africa. Le situazioni di razzismo, di povertà, di conflitto, di sfruttamen-
to, di malattia, di sofferenza, nelle quali esse si trovano, per la stessa impos-
sibilità di farsi comprendere nei propri bisogni, suscitano in loro un acuta
esigenza di ascoltare la parola di Dio e di parlare con coraggio. Essere sordo-
muto, non poter cioè né ascoltare né parlare, non può infatti essere un segno
di mancanza di comunione e un sintomo di divisione? La divisione e l'in-
comunicabilità, conseguenza del peccato, sono contrarie al disegno di Dio.
L'Africa ci ha offerto quest'anno un tema di riflessione di grande impor-
tanza religiosa e politica, perché « parlare » e « ascoltare » sono condizioni
essenziali per costruire la civiltà dell'amore.
Le parole «Fa udire i sordi e fa parlare i muti » costituiscono una buona
notizia, che annuncia la venuta del Regno di Dio e la guarigione dalla inco-
municabilità e dalla divisione. Questo messaggio si ritrova in tutta la predi-
cazione e l'opera di Gesù, il quale attraversava villaggi, città e campagne, e
dovunque giungeva « ponevano gli infermi nelle piazze e lo pregavano di
potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guari-
vano ».2 La guarigione del sordomuto, su cui abbiamo meditato in questi
giorni, avviene mentre Gesù, lasciata la regione di Tiro, si dirige verso il lago
di Galilea, attraversando la cosiddetta «Decapoli », territorio multi-etnico e
plurireligioso.3 Una situazione emblematica anche per i nostri giorni. Come
altrove, pure nella Decapoli presentano a Gesù un malato, un uomo sordo e
difettoso nel parlare (locika* kom) e lo pregano di imporgli le mani, perché lo
considerano un uomo di Dio. Gesù conduce il sordomuto lontano dalla folla, e
compie dei gesti che significano un contatto salvifico - pone le dita nelle
orecchie, tocca con la propria saliva la lingua del malato -, e poi, volgendo lo
sguardo al cielo, comanda: « Apriti! ». Pronuncia questo comando in aramaico
(«Effatà »), verosimilmente la lingua delle persone presenti e dello stesso sor-
domuto, espressione che l'evangelista traduce in greco (diamoi* vhgsi). Le orec-
chie del sordo si aprirono, si sciolse il nodo della sua lingua: « e parlava
correttamente » (o\ qhx& |). Gesù raccomanda che non si dica nulla del mira-
colo. Ma più lo raccomandava, « più essi ne parlavano ».4 Ed il commento
1 Mc 7, 37. 2 Mc 6, 56. 3 Cfr Mc 7, 31. 4 Mc 7, 36.