Tigiuanaënsem, Leonensem, Tulancingensem et Tuxtlensem dioeceses ad gra-
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meravigliato di quanti avevano assistito ricalca la predicazione di Isaia per
l'avvento del Messia: «Fa udire i sordi e fa parlare i muti ».5
Il primo insegnamento che traiamo da questo episodio biblico, richiamato
anche nel rito del battesimo, è che, nella prospettiva cristiana, l'ascolto è
prioritario. Al riguardo Gesù afferma in modo esplicito: « Beati coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica ».6 Anzi, a Marta preoccu-
pata per tante cose, Egli dice che « una sola è la cosa di cui c'è bisogno ».7 E dal
contesto risulta che questa unica cosa è l'ascolto ubbidiente della Parola.
Perciò l'ascolto della parola di Dio è prioritario per il nostro impegno ecu-
menico. Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare l'unità della Chiesa. La
Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della parola creatrice che
viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio
divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere
dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; supe-
rare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri
pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare, nella comunione dei cre-
denti di tutti i tempi; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per
raggiungere l'unità nella fede, come risposta all'ascolto della Parola.
Chi si pone all'ascolto della parola di Dio può e deve poi parlare e tra-
smetterla agli altri, a coloro che non l'hanno mai ascoltata, o a chi l'ha
dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del
mondo.8 Dobbiamo chiederci: noi cristiani, non siamo diventati forse troppo
muti? Non ci manca forse il coraggio di parlare e di testimoniare come hanno
fatto coloro che erano i testimoni della guarigione del sordomuto nella De-
capoli? Il nostro mondo ha bisogno di questa testimonianza; attende soprat-
tutto la testimonianza comune dei cristiani. Perciò l'ascolto del Dio che parla
implica anche l'ascolto reciproco, il dialogo tra le Chiese e le Comunità ec-
clesiali. Il dialogo onesto e leale costituisce lo strumento imprescindibile della
ricerca dell'unità. Il Decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II ha
sottolineato che se i cristiani non si conoscono reciprocamente non sono
neppure immaginabili dei progressi sulla via della comunione. Nel dialogo
infatti ci si ascolta e si comunica; ci si confronta e, con la grazia di Dio, si
5 Mc 7, 37. 6 Lc 11, 28. 7 Lc 10, 42. 8 Cfr Mt 13, 22.