ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 255

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 Acta Benedicti Pp. XVI 257

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258

 Congregatio pro Episcopis 259

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 Diarium Romanae Curiae 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Diarium Romanae Curiae 263

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale264

Acta Benedicti Pp. XVI 225

un'interpretazione sbagliata di san Paolo, si è sviluppata ripetutamente, nel

corso della storia e anche oggi, l'opinione che le buone opere non farebbero

parte dell'essere cristiani, in ogni caso sarebbero insignificanti per la salvezza

dell'uomo. Ma se Paolo dice che le opere non possono giustificare l'uomo, con

ciò non si oppone all'importanza dell'agire retto e, se egli parla della fine della

Legge, non dichiara superati ed irrilevanti i Dieci Comandamenti. Non c'è

bisogno ora di riflettere sull'intera ampiezza della questione che interessava

l'Apostolo. Importante è rilevare che con il termine « Legge » egli non intende

i Dieci Comandamenti, ma il complesso stile di vita mediante il quale Israele

si doveva proteggere contro le tentazioni del paganesimo. Ora, però, Cristo ha

portato Dio ai pagani. A loro non viene imposta tale forma di distinzione. A

loro viene dato come Legge unicamente Cristo. Ma questo significa l'amore

per Dio e per il prossimo e tutto ciò che ne fa parte. Fanno parte di quest'a-

more i Comandamenti letti in modo nuovo e più profondo a partire da Cristo,

quei Comandamenti che non sono altro che le regole fondamentali del vero

amore: anzitutto e come principio fondamentale l'adorazione di Dio, il pri-

mato di Dio, che i primi tre Comandamenti esprimono. Essi ci dicono: senza

Dio nulla riesce in modo giusto. Chi sia tale Dio e come Egli sia, lo sappiamo a

partire dalla persona di Gesù Cristo. Seguono poi la santità della famiglia

(quarto Comandamento), la santità della vita (quinto Comandamento), l'or-

dinamento del matrimonio (sesto Comandamento), l'ordinamento sociale

(settimo Comandamento) e infine l'inviolabilità della verità (ottavo Coman-

damento). Tutto ciò è oggi di massima attualità e proprio anche nel senso di

san Paolo - se leggiamo interamente le sue Lettere. « Portare frutto con le

buone opere »: all'inizio della Settimana Santa preghiamo il Signore di donare

a tutti noi sempre di più questo frutto.

Alla fine del Vangelo per la benedizione delle palme udiamo l'acclamazio-

ne con cui i pellegrini salutano Gesù alle porte di Gerusalemme. È la parola

dal Salmo 118 (117), che originariamente i sacerdoti proclamavano dalla Città

Santa ai pellegrini, ma che, nel frattempo, era diventata espressione della

speranza messianica: « Benedetto colui che viene nel nome del Signore ».4 I

pellegrini vedono in Gesù l'Atteso, che viene nel nome del Signore, anzi,

secondo il Vangelo di san Luca, inseriscono ancora una parola: « Benedetto

colui che viene, il re, nel nome del Signore ». E proseguono con un'acclama-

zione che ricorda il messaggio degli Angeli a Natale, ma lo modifica in una

4 Sal 118 [117], 26; Lc 19, 38.