ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 235

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale236

 Acta Benedicti Pp. XVI 237

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale238

 Acta Benedicti Pp. XVI 239

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 Acta Benedicti Pp. XVI 241

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale242

 Acta Benedicti Pp. XVI 243

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 Acta Benedicti Pp. XVI 245

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 Acta Benedicti Pp. XVI 247

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale248

 Acta Benedicti Pp. XVI 249

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale250

 Acta Benedicti Pp. XVI 251

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale252

 Acta Benedicti Pp. XVI 253

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 Acta Benedicti Pp. XVI 255

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale256

 Acta Benedicti Pp. XVI 257

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258

 Congregatio pro Episcopis 259

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale260

 Diarium Romanae Curiae 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Diarium Romanae Curiae 263

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale264

Acta Benedicti Pp. XVI 233

salvifica di Dio. Egli è la nostra pace. I cristiani dovrebbero quindi essere

persone di pace, persone che riconoscono e vivono il mistero della Croce come

mistero della riconciliazione. Cristo non vince mediante la spada, ma per

mezzo della Croce. Vince superando l'odio. Vince mediante la forza del suo

amore più grande. La Croce di Cristo esprime il « no » alla violenza. E proprio

cosı̀ essa è il segno della vittoria di Dio, che annuncia la nuova via di Gesù. Il

sofferente è stato più forte dei detentori del potere. Nell'autodonazione sulla

Croce, Cristo ha vinto la violenza. Come sacerdoti siamo chiamati ad essere,

nella comunione con Gesù Cristo, uomini di pace, siamo chiamati ad opporci

alla violenza e a fidarci del potere più grande dell'amore.

Appartiene al simbolismo dell'olio anche il fatto che esso rende forti per la

lotta. Ciò non contrasta col tema della pace, ma ne è una parte. La lotta dei

cristiani consisteva e consiste non nell'uso della violenza, ma nel fatto che essi

erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio. Consiste nel fatto

che i cristiani, come buoni cittadini, rispettano il diritto e fanno ciò che è

giusto e buono. Consiste nel fatto che rifiutano di fare ciò che negli ordina-

menti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia. La lotta dei martiri

consisteva nel loro « no » concreto all'ingiustizia: respingendo la partecipazio-

ne al culto idolatrico, all'adorazione dell'imperatore, si sono rifiutati di pie-

garsi davanti alla falsità, all'adorazione di persone umane e del loro potere.

Con il loro « no » alla falsità e a tutte le sue conseguenze hanno innalzato il

potere del diritto e della verità. Cosı̀ hanno servito la vera pace. Anche oggi è

importante per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della pace.

Anche oggi è importante per i cristiani non accettare un'ingiustizia che viene

elevata a diritto - per esempio, quando si tratta dell'uccisione di bambini

innocenti non ancora nati. Proprio cosı̀ serviamo la pace e proprio cosı̀ ci

troviamo a seguire le orme di Gesù Cristo, di cui san Pietro dice: « Insultato

non rispondeva con insulti; maltrattato non minacciava vendetta, ma si

affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo

corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo

per la giustizia ».5

I Padri della Chiesa erano affascinati da una parola dal Salmo 45 (44) -

secondo la tradizione il Salmo nuziale di Salomone -, che veniva riletto dai

cristiani come Salmo per le nozze del nuovo Salomone, Gesù Cristo, con la sua

Chiesa. Lı̀ si dice al Re, Cristo: « Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il

5 1 Pt 2, 23s.