ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 239

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 Acta Benedicti Pp. XVI 257

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258

 Congregatio pro Episcopis 259

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 Diarium Romanae Curiae 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Diarium Romanae Curiae 263

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale264

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale222

per gli abbandonati; verso la fedeltà che sta dalla parte dell'altro anche

quando la situazione si rende difficile. Conduce verso la disponibilità a recare

aiuto; verso la bontà che non si lascia disarmare neppure dall'ingratitudine.

Egli ci conduce verso l'amore - ci conduce verso Dio.

« Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme ». Se leg-

giamo questa parola del Vangelo nel contesto della via di Gesù nel suo insie-

me - una via che, appunto, prosegue sino alla fine dei tempi - possiamo

scoprire nell'indicazione della meta «Gerusalemme » diversi livelli. Natural-

mente innanzitutto deve intendersi semplicemente il luogo «Gerusalemme »: è

la città in cui si trovava il Tempio di Dio, la cui unicità doveva alludere

all'unicità di Dio stesso. Questo luogo annuncia quindi anzitutto due cose:

da un lato dice che Dio è uno solo in tutto il mondo, supera immensamente

tutti i nostri luoghi e tempi; è quel Dio a cui appartiene l'intera creazione. È il

Dio di cui tutti gli uomini nel più profondo sono alla ricerca e di cui in qualche

modo tutti hanno anche conoscenza. Ma questo Dio si è dato un nome. Si è

fatto conoscere a noi, ha avviato una storia con gli uomini; si è scelto un

uomo - Abramo - come punto di partenza di questa storia. Il Dio infinito è

al contempo il Dio vicino. Egli, che non può essere rinchiuso in alcun edificio,

vuole tuttavia abitare in mezzo a noi, essere totalmente con noi.

Se Gesù insieme con l'Israele peregrinante sale verso Gerusalemme, Egli ci

va per celebrare con Israele la Pasqua: il memoriale della liberazione di

Israele - memoriale che, allo stesso tempo, è sempre speranza della libertà

definitiva, che Dio donerà. E Gesù va verso questa festa nella consapevolezza

di essere Egli stesso l'Agnello in cui si compirà ciò che il Libro dell'Esodo dice

al riguardo: un agnello senza difetto, maschio, che al tramonto, davanti agli

occhi dei figli d'Israele, viene immolato « come rito perenne ».2 E infine Gesù

sa che la sua via andrà oltre: non avrà nella croce la sua fine. Sa che la sua via

strapperà il velo tra questo mondo e il mondo di Dio; che Egli salirà fino al

trono di Dio e riconcilierà Dio e l'uomo nel suo corpo. Sa che il suo corpo

risorto sarà il nuovo sacrificio e il nuovo Tempio; che intorno a Lui, dalla

schiera degli Angeli e dei Santi, si formerà la nuova Gerusalemme che è nel

cielo e tuttavia è anche già sulla terra, perché nella sua passione Egli ha

aperto il confine tra cielo e terra. La sua via conduce al di là della cima del

monte del Tempio fino all'altezza di Dio stesso: è questa la grande ascesa alla

2 Cfr. Es 12, 5-6.14.