ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 239

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 Acta Benedicti Pp. XVI 241

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 Acta Benedicti Pp. XVI 243

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 Acta Benedicti Pp. XVI 251

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 Acta Benedicti Pp. XVI 253

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 Acta Benedicti Pp. XVI 255

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale256

 Acta Benedicti Pp. XVI 257

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258

 Congregatio pro Episcopis 259

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 Diarium Romanae Curiae 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Diarium Romanae Curiae 263

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale264

Acta Benedicti Pp. XVI 227

rivivere più intensamente le ultime giornate della vita terrena di Gesù. De-

sidero esprimere la mia riconoscenza a tutti voi che prendete parte a questa

Santa Messa. Saluto cordialmente i Cardinali - in modo speciale l'Arcive-

scovo Stanislao Dziwisz - i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose; come

pure i pellegrini giunti appositamente dalla Polonia, i tanti giovani e i nu-

merosi fedeli che non hanno voluto mancare a questa Celebrazione.

Nella prima lettura biblica che è stata proclamata, il profeta Isaia pre-

senta la figura di un « Servo di Dio », che è allo stesso tempo il suo eletto, nel

quale egli si compiace. Il Servo agirà con fermezza incrollabile, con un'energia

che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è

stato assegnato. Eppure, non avrà a sua disposizione quei mezzi umani che

sembrano indispensabili all'attuazione di un piano cosı̀ grandioso. Egli si

presenterà con la forza della convinzione, e sarà lo Spirito che Dio ha posto

in lui a dargli la capacità di agire con mitezza e con forza, assicurandogli il

successo finale. Ciò che il profeta ispirato dice del Servo, lo possiamo appli-

care all'amato Giovanni Paolo II: il Signore lo ha chiamato al suo servizio e,

nell'affidargli compiti di sempre maggiore responsabilità, lo ha anche accom-

pagnato con la sua grazia e con la sua continua assistenza. Durante il suo

lungo Pontificato, egli si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza,

senza debolezze o tentennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con

resistenze, ostilità e rifiuti. Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore,

e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il

quale, ancora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio.

Il Vangelo poc'anzi proclamato ci conduce a Betania, dove, come annota

l'Evangelista, Lazzaro, Marta e Maria offrirono una cena al Maestro.1 Questo

banchetto in casa dei tre amici di Gesù è caratterizzato dai presentimenti

della morte imminente: i sei giorni prima di Pasqua, il suggerimento del

traditore Giuda, la risposta di Gesù che richiama uno degli atti pietosi della

sepoltura anticipato da Maria, l'accenno che non sempre lo avrebbero avuto

con loro, il proposito di eliminare Lazzaro in cui si riflette la volontà di

uccidere Gesù. In questo racconto evangelico, c'è un gesto sul quale vorrei

attirare l'attenzione: Maria di Betania « prese trecento grammi di profumo di

puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi

capelli ».2 Il gesto di Maria è l'espressione di fede e di amore grandi verso il

Signore: per lei non è sufficiente lavare i piedi del Maestro con l'acqua, ma li

1 Cfr. Gv 12, 1. 2 12, 3.