ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 257

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 Congregatio pro Episcopis 259

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 Diarium Romanae Curiae 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Diarium Romanae Curiae 263

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale234

tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni ».6

Che cosa è questo olio di letizia con cui è stato unto il vero Re, Cristo? I Padri

non avevano alcun dubbio al riguardo: l'olio di letizia è lo stesso Spirito

Santo, che è stato effuso su Gesù Cristo. Lo Spirito Santo è la letizia che

viene da Dio. Da Gesù questa letizia si riversa su di noi nel suo Vangelo, nella

buona novella che Dio ci conosce, che Egli è buono e che la sua bontà è un

potere sopra tutti i poteri; che noi siamo voluti ed amati da Lui. La gioia è

frutto dell'amore. L'olio di letizia, che è stato effuso su Cristo e da Lui viene a

noi, è lo Spirito Santo, il dono dell'Amore che ci rende lieti dell'esistenza.

Poiché conosciamo Cristo e, in Cristo, il vero Dio, sappiamo che è cosa buona

essere uomo. È cosa buona vivere, perché siamo amati. Perché la verità stessa

è buona.

Nella Chiesa antica l'olio consacrato è stato considerato, in modo parti-

colare, come segno della presenza dello Spirito Santo, che a partire da Cristo

si comunica a noi. Egli è l'olio di letizia. Questa letizia è una cosa diversa dal

divertimento o dall'allegria esteriore che la società moderna si auspica. Il

divertimento, nel suo posto giusto, è certamente cosa buona e piacevole. È

bene poter ridere. Ma il divertimento non è tutto. È solo una piccola parte

della nostra vita, e dove esso vuol essere il tutto diventa una maschera dietro

la quale si nasconde la disperazione o almeno il dubbio se la vita sia vera-

mente buona, o se non sarebbe forse meglio non esistere invece di esistere. La

gioia, che da Cristo ci viene incontro, è diversa. Essa ci dà allegria, sı̀, ma

certamente può andar insieme anche con la sofferenza. Ci dà la capacità di

soffrire e, nella sofferenza, di restare tuttavia intimamente lieti. Ci dà la

capacità di condividere la sofferenza altrui e cosı̀ di rendere percepibile, nella

disponibilità reciproca, la luce e la bontà di Dio. Mi fa sempre riflettere il

racconto degli Atti degli Apostoli secondo cui gli Apostoli, dopo che il Sinedrio

li aveva fatti flagellare, erano « lieti di essere stati giudicati degni di subire

oltraggi per il nome di Gesù ».7 Chi ama è pronto a soffrire per l'amato e a

motivo del suo amore, e proprio cosı̀ sperimenta una gioia più profonda. La

gioia dei martiri era più forte dei tormenti loro inflitti. Questa gioia, alla fine,

ha vinto ed ha aperto a Cristo le porte della storia. Quali sacerdoti, noi siamo

- come dice san Paolo - « collaboratori della vostra gioia ».8 Nel frutto

dell'ulivo, nell'olio consacrato, ci tocca la bontà del Creatore, l'amore del

6 v. 8. 7 At 5, 41. 8 2 Cor 1, 24.