Tigiuanaënsem, Leonensem, Tulancingensem et Tuxtlensem dioeceses ad gra-
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale60
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale62
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale64
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale66
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale68
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale72
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale74
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale76
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale78
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale80
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale82
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale84
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale86
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale88
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale90
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale92
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale94
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale96
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 97
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale98
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 99
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale100
Acta Benedicti Pp. XVI 87
Saluto poi gli Officiali, gli avvocati e gli altri collaboratori di codesto Tribu-
nale, come pure i membri dello Studio rotale e tutti i presenti. Colgo volen-
tieri l'occasione per rinnovarvi l'espressione della mia stima e per ribadire, al
tempo stesso, la rilevanza del vostro ministero ecclesiale in un settore tanto
vitale qual è l'attività giudiziaria. Ho ben presente il prezioso lavoro che siete
chiamati a svolgere con diligenza e scrupolo a nome e per mandato di questa
Sede Apostolica. Il vostro delicato compito di servizio alla verità nella giu-
stizia è sostenuto dalle insigni tradizioni di codesto Tribunale, al cui rispetto
ciascuno di voi deve sentirsi personalmente impegnato.
L'anno scorso, nel mio primo incontro con voi, ho cercato di esplorare le
vie per superare l'apparente contrapposizione tra l'istituto del processo di
nullità matrimoniale e il genuino senso pastorale. In tale prospettiva, emer-
geva l'amore alla verità quale punto di convergenza tra ricerca processuale e
servizio pastorale alle persone. Non dobbiamo però dimenticare che nelle
cause di nullità matrimoniale la verità processuale presuppone la « verità
del matrimonio » stesso. L'espressione « verità del matrimonio » perde però
rilevanza esistenziale in un contesto culturale segnato dal relativismo e dal
positivismo giuridico, che considerano il matrimonio come una mera forma-
lizzazione sociale dei legami affettivi. Di conseguenza, esso non solo diventa
contingente come lo possono essere i sentimenti umani, ma si presenta come
una sovrastruttura legale che la volontà umana potrebbe manipolare a pia-
cimento, privandola perfino della sua indole eterosessuale.
Questa crisi di senso del matrimonio si fa sentire anche nel modo di
pensare di non pochi fedeli. Gli effetti pratici di quella che ho chiamato
« ermeneutica della discontinuità e della rottura » circa l'insegnamento del
Concilio Vaticano II1 si avvertono in modo particolarmente intenso nell'am-
bito del matrimonio e della famiglia. Infatti, ad alcuni sembra che la dottrina
conciliare sul matrimonio, e concretamente la descrizione di questo istituto
come « intima communitas vitae et amoris »,2 debba portare a negare l'esistenza
di un vincolo coniugale indissolubile, perché si tratterebbe di un « ideale » al
quale non possono essere « obbligati » i « cristiani normali ». Di fatto, si è
diffusa anche in certi ambienti ecclesiali la convinzione secondo cui il bene
pastorale delle persone in situazione matrimoniale irregolare esigerebbe una
1 Cfr Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005. 2 Cost. past. Gaudium et spes, n. 48.