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Acta Benedicti Pp. XVI 237
Due volte nel corso della Preghiera sacerdotale Gesù parla della rivelazio-
ne del nome di Dio. «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato
dal mondo ».2 « Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,
perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro ».3 Il Signore
allude qui alla scena presso il roveto ardente, dal quale Dio, alla domanda di
Mosè, aveva rivelato il suo nome. Gesù vuole quindi dire che Egli porta a
termine ciò che era iniziato presso il roveto ardente; che in Lui Dio, che si era
fatto conoscere a Mosè, ora si rivela pienamente. E che con ciò Egli compie la
riconciliazione; che l'amore con cui Dio ama suo Figlio nel mistero della
Trinità, coinvolge ora gli uomini in questa circolazione divina dell'amore.
Ma che cosa significa più precisamente che la rivelazione dal roveto ardente
viene portata a termine, raggiunge pienamente la sua meta? L'essenziale
dell'avvenimento al monte Oreb non era stata la parola misteriosa, il « nome »,
che Dio aveva consegnato a Mosè, per cosı̀ dire, come segno di riconoscimen-
to. Comunicare il nome significa entrare in relazione con l'altro. La rivela-
zione del nome divino significa dunque che Dio, che è infinito e sussiste in se
stesso, entra nell'intreccio di relazioni degli uomini; che Egli, per cosı̀ dire,
esce da se stesso e diventa uno di noi, uno che è presente in mezzo a noi e per
noi. Per questo in Israele sotto il nome di Dio non si è visto solo un termine
avvolto di mistero, ma il fatto dell'essere-con-noi di Dio. Il Tempio, secondo
la Sacra Scrittura, è il luogo in cui abita il nome di Dio. Dio non è racchiuso in
alcuno spazio terreno; Egli rimane infinitamente al di sopra del mondo. Ma
nel Tempio è presente per noi come Colui che può essere chiamato - come
Colui che vuol essere con noi. Questo essere di Dio con il suo popolo si compie
nell'incarnazione del Figlio. In essa si completa realmente ciò che aveva
avuto inizio presso il roveto ardente: Dio quale Uomo può essere da noi
chiamato e ci è vicino. Egli è uno di noi, e tuttavia è il Dio eterno ed infinito.
Il suo amore esce, per cosı̀ dire, da se stesso ed entra in noi. Il mistero
eucaristico, la presenza del Signore sotto le specie del pane e del vino è la
massima e più alta condensazione di questo nuovo essere-con-noi di Dio.
« Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio d'Israele », ha pregato il profeta
Isaia.4 Ciò rimane sempre vero. Ma al tempo stesso possiamo dire: veramente
tu sei un Dio vicino, tu sei un Dio-con-noi. Tu ci hai rivelato il tuo mistero e ci
hai mostrato il tuo volto. Tu hai rivelato te stesso e ti sei dato nelle nostre
2 v. 6. 3 v. 26. 4 45, 15.