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1000 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1002 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1004 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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1008 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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1020 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1022 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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1026 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1028 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1030 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1032 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1034 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1036 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1038 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1040 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1042 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1044 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1045
1046 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1047
1048 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1049
1050 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1051
1052 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1053
1054 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1055
1056 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 1057
1058 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio pro Episcopis 1059
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1062 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
1064 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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di parlamentari, siete chiamati anche a una missione grande benché possa
sembrare inutile: prendervi cura della fragilità, della fragilità dei popoli e
delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta
e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce
inesorabilmente alla « cultura dello scarto ». Prendersi cura della fragilità
delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e la speranza;
significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e an-
gosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità.8
Come dunque ridare speranza al futuro, così che, a partire dalle gio-
vani generazioni, si ritrovi la fiducia per perseguire il grande ideale di
un'Europa unita e in pace, creativa e intraprendente, rispettosa dei diritti
e consapevole dei propri doveri?
Per rispondere a questa domanda, permettetemi di ricorrere a un'imma-
gine. Uno dei più celebri affreschi di Raffaello che si trovano in Vaticano
raffigura la cosiddetta Scuola di Atene. Al suo centro vi sono Platone e
Aristotele. Il primo con il dito che punta verso l'alto, verso il mondo delle
idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti,
verso chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un'immagine
che ben descrive l'Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra
cielo e terra, dove il cielo indica l'apertura al trascendente, a Dio, che ha
da sempre contraddistinto l'uomo europeo, e la terra rappresenta la sua
capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi.
Il futuro dell'Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e insepa-
rabile fra questi due elementi. Un'Europa che non è più capace di aprirsi
alla dimensione trascendente della vita è un'Europa che lentamente rischia
di perdere la propria anima e anche quello « spirito umanistico » che pure
ama e difende.
Proprio a partire dalla necessità di un'apertura al trascendente, intendo
affermare la centralità della persona umana, altrimenti in balia delle mode
e dei poteri del momento. In questo senso ritengo fondamentale non solo
il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione
socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende
dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce
un pericolo per la laicità degli Stati e per l'indipendenza delle istituzioni
8 Cfr Evangelii gaudium, 209.