dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di
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- Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo
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ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e
piangere le innumerevoli vittime della guerra. Soltanto Cristo è vera speranza
dell'uomo; solo fidando in Lui il cuore umano può aprirsi all'amore che vince
l'odio. Questa consapevolezza accompagnò Pio XII nel suo ministero di Suc-
cessore di Pietro, ministero iniziato proprio quando si addensavano sull'Eu-
ropa e sul resto del mondo le nubi minacciose di un nuovo conflitto mondiale,
che egli cercò di evitare in tutti i modi: « Imminente è il pericolo, ma è ancora
tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra », aveva
gridato nel suo radiomessaggio del 24 agosto 1939.6
La guerra mise in evidenza l'amore che nutriva per la sua « diletta Roma »,
amore testimoniato dall'intensa opera di carità che promosse in difesa dei
perseguitati, senza alcuna distinzione di religione, di etnia, di nazionalità, di
appartenenza politica. Quando, occupata la città, gli fu ripetutamente consi-
gliato di lasciare il Vaticano per mettersi in salvo, identica e decisa fu sempre
la sua risposta: « Non lascerò Roma e il mio posto, anche se dovessi morire ».7 I
familiari ed altri testimoni riferirono inoltre delle privazioni quanto a cibo,
riscaldamento, abiti, comodità, a cui si sottopose volontariamente per condi-
videre la condizione della gente duramente provata dai bombardamenti e
dalle conseguenze della guerra.8 E come dimenticare il radiomessaggio nata-
lizio del dicembre 1942? Con voce rotta dalla commozione deplorò la situa-
zione delle « centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa
propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla
morte o ad un progressivo deperimento »,9 con un chiaro riferimento alla
deportazione e allo sterminio perpetrato contro gli ebrei. Agı̀ spesso in modo
segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel
complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva
evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei. Per questi suoi
interventi, numerosi e unanimi attestati di gratitudine furono a lui rivolti alla
fine della guerra, come pure al momento della morte, dalle più alte autorità
del mondo ebraico, come ad esempio, dal Ministro degli Esteri d'Israele Golda
Meir, che cosı̀ scrisse: « Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro
popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è
6 AAS, XXXI, 1939, p. 334. 7 Cfr Summarium, p. 86. 8 Cfr A. Tornielli, Pio XII, Un uomo sul trono di Pietro. 9 AAS, XXXV, 1943, p. 23.