ACTA BENEDICTI PP. XVI

 dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di

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 ACTA CONGREGATIONUM

 - Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo

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 Diarium Romanae Curiae 815

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Acta Benedicti Pp. XVI 803

quanti hanno donato i loro organi. Il problema della disponibilità di organi

vitali da trapianto, purtroppo, non è teorico, ma drammaticamente pratico;

esso è verificabile nella lunga lista d'attesa di tanti malati le cui uniche

possibilità di sopravvivenza sono legate alle esigue offerte che non corrispon-

dono ai bisogni oggettivi.

È utile, soprattutto nel contesto odierno, ritornare a riflettere su questa

conquista della scienza, perché non avvenga che il moltiplicarsi delle richieste

di trapianto abbia a sovvertire i principi etici che ne stanno alla base. Come

ho detto nella mia prima Enciclica, il corpo non potrà mai essere considerato

un mero oggetto; 2 la logica del mercato, altrimenti, avrebbe il sopravvento. Il

corpo di ogni persona, insieme con lo spirito che è dato ad ognuno singolar-

mente, costituisce un'unità inscindibile in cui è impressa l'immagine di Dio

stesso. Prescindere da questa dimensione conduce verso prospettive incapaci

di cogliere la totalità del mistero presente in ognuno. È necessario, quindi,

che in prima istanza si ponga il rispetto per la dignità della persona e la tutela

della sua identità personale. Per quanto riguarda la tecnica del trapianto di

organi, ciò significa che si può donare solamente se non è mai posto in essere

un serio pericolo per la propria salute e la propria identità e sempre per un

motivo moralmente valido e proporzionato. Eventuali logiche di compraven-

dita degli organi, come pure l'adozione di criteri discriminatori o utilitaristici,

striderebbero talmente con il significato sotteso del dono che si porrebbero da

sé fuori gioco, qualificandosi come atti moralmente illeciti. Gli abusi nei

trapianti e il loro traffico, che spesso toccano persone innocenti quali i bam-

bini, devono trovare la comunità scientifica e medica prontamente unite nel

rifiutarli come pratiche inaccettabili. Esse pertanto vanno decisamente con-

dannate come abominevoli. Lo stesso principio etico va ribadito quando si

vuole giungere alla creazione e distruzione di embrioni umani destinati a

scopo terapeutico. La semplice idea di considerare l'embrione come « mate-

riale terapeutico » contraddice le basi culturali, civili ed etiche su cui poggia la

dignità della persona.

Avviene spesso che la tecnica del trapianto di organi si compia per un

gesto di totale gratuità da parte dei parenti di pazienti di cui è stata accertata

la morte. In questi casi, il consenso informato è condizione previa di libertà,

perché il trapianto abbia la caratteristica di un dono e non sia interpretato

come un atto coercitivo o di sfruttamento. È utile ricordare, comunque, che i

2 Cfr Deus caritas est, n. 5.