dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di
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- Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo
dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di
Isaia, ma lo adatta ai suoi ascoltatori e alla nuova ora della storia della
salvezza. L'accento non è tanto sulla vigna quanto piuttosto sui vignaioli,
ai quali i « servi » del padrone chiedono, a suo nome, il canone di affitto. I servi
però vengono maltrattati e persino uccisi. Come non pensare alle vicende del
popolo eletto e alla sorte riservata ai profeti inviati da Dio? Alla fine, il
proprietario della vigna compie l'ultimo tentativo: manda il proprio figlio,
convinto che ascolteranno almeno lui. Accade invece il contrario: i vignaioli lo
uccidono proprio perché è il figlio, cioè l'erede, convinti di potersi cosı̀ im-
possessare facilmente della vigna. Assistiamo pertanto ad un salto di qualità
rispetto all'accusa di violazione della giustizia sociale, quale emerge dal can-
tico di Isaia. Qui vediamo chiaramente come il disprezzo per l'ordine impar-
tito dal padrone si trasformi in disprezzo verso di lui: non è la semplice
disubbidienza ad un precetto divino, è il vero e proprio rigetto di Dio: appare
il mistero della Croce.
Quanto denuncia la pagina evangelica interpella il nostro modo di pensare
e di agire. Non parla solo dell'« ora » di Cristo, del mistero della Croce in quel
momento, ma della presenza della Croce in tutti i tempi. Interpella, in modo
speciale, i popoli che hanno ricevuto l'annuncio del Vangelo. Se guardiamo la
storia, siamo costretti a registrare non di rado la freddezza e la ribellione di
cristiani incoerenti. In conseguenza di ciò, Dio, pur non venendo mai meno
alla sua promessa di salvezza, ha dovuto spesso ricorrere al castigo. È spon-
taneo pensare, in questo contesto, al primo annuncio del Vangelo, da cui
scaturirono comunità cristiane inizialmente fiorenti, che sono poi scomparse
e sono oggi ricordate solo nei libri di storia. Non potrebbe avvenire la stessa
cosa in questa nostra epoca? Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni
ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l'influenza deleteria e distrut-
tiva di una certa cultura moderna. Vi è chi, avendo deciso che « Dio è morto »,
dichiara « dio » se stesso, ritenendosi l'unico artefice del proprio destino, il
proprietario assoluto del mondo. Sbarazzandosi di Dio e non attendendo da
Lui la salvezza, l'uomo crede di poter fare ciò che gli piace e di potersi porre
come sola misura di se stesso e del proprio agire. Ma quando l'uomo elimina
Dio dal proprio orizzonte, dichiara Dio « morto », è veramente più felice?
Diventa veramente più libero? Quando gli uomini si proclamano proprietari
assoluti di se stessi e unici padroni del creato, possono veramente costruire
una società dove regnino la libertà, la giustizia e la pace? Non avviene piut-
tosto - come la cronaca quotidiana dimostra ampiamente - che si estendano
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