ACTA BENEDICTI PP. XVI

 dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di

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 - Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo

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La fede si fa cosı̀ avvocato convinto e convincente della ragione ».2 Lo scorrere

del tempo, del resto, manifesta quali traguardi la ragione, mossa dalla pas-

sione per la verità, abbia saputo raggiungere. Chi potrebbe negare il contri-

buto che i grandi sistemi filosofici hanno recato allo sviluppo dell'autoconsa-

pevolezza dell'uomo e al progresso delle varie culture? Queste, peraltro,

diventano feconde quando si aprono alla verità, permettendo a quanti ne

partecipano di raggiungere obiettivi che rendono sempre più umano il vivere

sociale. La ricerca della verità dà i suoi frutti soprattutto quando è sostenuta

dall'amore per la verità. Ha scritto Agostino: « Ciò che si possiede con la

mente si ha conoscendolo, ma nessun bene è conosciuto perfettamente se

non si ama perfettamente ».3

Non possiamo nasconderci, tuttavia, che si è verificato uno slittamento da

un pensiero prevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale.

La ricerca si è volta soprattutto all'osservazione della natura nel tentativo di

scoprirne i segreti. Il desiderio di conoscere la natura si è poi trasformato

nella volontà di riprodurla. Questo cambiamento non è stato indolore: l'evol-

versi dei concetti ha intaccato il rapporto tra la fides e la ratio con la conse-

guenza di portare l'una e l'altra a seguire strade diverse. La conquista scien-

tifica e tecnologica, con cui la fides è sempre più provocata a confrontarsi, ha

modificato l'antico concetto di ratio; in qualche modo, ha emarginato la

ragione che ricercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione

paga di scoprire la verità contingente delle leggi della natura. La ricerca

scientifica ha certamente il suo valore positivo. La scoperta e l'incremento

delle scienze matematiche, fisiche, chimiche e di quelle applicate sono frutto

della ragione ed esprimono l'intelligenza con la quale l'uomo riesce a pene-

trare nelle profondità del creato. La fede, da parte sua, non teme il progresso

della scienza e gli sviluppi a cui conducono le sue conquiste quando queste

sono finalizzate all'uomo, al suo benessere e al progresso di tutta l'umanità.

Come ricordava l'ignoto autore della Lettera a Diogneto: « Non l'albero della

scienza uccide, ma la disobbedienza. Non si ha vita senza scienza, né scienza

sicura senza vita vera ».4

Avviene, tuttavia, che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche

verso questi scopi. Il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sosti-

tuirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. È questa una

2 N. 56. 3 De diversis quaestionibus 35, 2. 4 XII, 2.4.