dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di
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- Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo
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La fede si fa cosı̀ avvocato convinto e convincente della ragione ».2 Lo scorrere
del tempo, del resto, manifesta quali traguardi la ragione, mossa dalla pas-
sione per la verità, abbia saputo raggiungere. Chi potrebbe negare il contri-
buto che i grandi sistemi filosofici hanno recato allo sviluppo dell'autoconsa-
pevolezza dell'uomo e al progresso delle varie culture? Queste, peraltro,
diventano feconde quando si aprono alla verità, permettendo a quanti ne
partecipano di raggiungere obiettivi che rendono sempre più umano il vivere
sociale. La ricerca della verità dà i suoi frutti soprattutto quando è sostenuta
dall'amore per la verità. Ha scritto Agostino: « Ciò che si possiede con la
mente si ha conoscendolo, ma nessun bene è conosciuto perfettamente se
non si ama perfettamente ».3
Non possiamo nasconderci, tuttavia, che si è verificato uno slittamento da
un pensiero prevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale.
La ricerca si è volta soprattutto all'osservazione della natura nel tentativo di
scoprirne i segreti. Il desiderio di conoscere la natura si è poi trasformato
nella volontà di riprodurla. Questo cambiamento non è stato indolore: l'evol-
versi dei concetti ha intaccato il rapporto tra la fides e la ratio con la conse-
guenza di portare l'una e l'altra a seguire strade diverse. La conquista scien-
tifica e tecnologica, con cui la fides è sempre più provocata a confrontarsi, ha
modificato l'antico concetto di ratio; in qualche modo, ha emarginato la
ragione che ricercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione
paga di scoprire la verità contingente delle leggi della natura. La ricerca
scientifica ha certamente il suo valore positivo. La scoperta e l'incremento
delle scienze matematiche, fisiche, chimiche e di quelle applicate sono frutto
della ragione ed esprimono l'intelligenza con la quale l'uomo riesce a pene-
trare nelle profondità del creato. La fede, da parte sua, non teme il progresso
della scienza e gli sviluppi a cui conducono le sue conquiste quando queste
sono finalizzate all'uomo, al suo benessere e al progresso di tutta l'umanità.
Come ricordava l'ignoto autore della Lettera a Diogneto: « Non l'albero della
scienza uccide, ma la disobbedienza. Non si ha vita senza scienza, né scienza
sicura senza vita vera ».4
Avviene, tuttavia, che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche
verso questi scopi. Il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sosti-
tuirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. È questa una
2 N. 56. 3 De diversis quaestionibus 35, 2. 4 XII, 2.4.