dell'alleanza di Dio con il suo popolo. Nel Vangelo, Gesù riprende il cantico di
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- Cathedrali Ecclesiae Baionensi, vacanti post renuntiationem a Summo
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amabili parole rivoltemi a nome di tutti ed estendo a ciascuno l'espressione
della mia gratitudine per l'affetto e la devozione che vi animano. Mi sento
incoraggiato dalla vostra preghiera, mentre vi esorto a seguire l'esempio e
l'insegnamento del Papa vostro conterraneo. Il Servo di Dio Giovanni Pao-
lo II lo proclamò beato, riconoscendo che le tracce della sua santità di padre e
di pastore continuavano a risplendere davanti all'intera famiglia umana.
Nella Santa Messa presieduta dal Signor Cardinale Segretario di Stato la
Parola di Dio vi ha accolti e introdotti nel grazie perfetto di Cristo al Padre.
In Lui incontriamo i Santi e i Beati, e quanti ci hanno preceduto nel segno
della fede. La loro eredità viene posta nelle nostre mani. Un dono veramente
speciale, offerto alla Chiesa con Giovanni XXIII, fu il Concilio Ecumenico
Vaticano II, da lui deciso, preparato e iniziato. Siamo tutti impegnati ad
accogliere in modo adeguato quel dono, continuando a meditarne gli inse-
gnamenti e a tradurne nella vita le indicazioni operative. È quanto voi stessi
avete cercato di fare in questi anni, come singoli e come comunità diocesana.
In particolare, vi siete di recente impegnati nel Sinodo diocesano, dedicato
alla parrocchia: in esso siete tornati alla sorgente conciliare per attingervi
quel supplemento di luce e di calore che si rivela necessario per riportare la
parrocchia ad essere un'articolazione viva e dinamica della comunità dioce-
sana. È nella parrocchia che si impara a vivere concretamente la propria fede.
Ciò consente di mantenere viva la ricca tradizione del passato e di riproporne
i valori in un ambiente sociale secolarizzato, che si presenta spesso ostile o
indifferente. Proprio pensando a situazioni di questo genere Papa Giovanni
ebbe a dire nell'Enciclica Pacem in terris: il credente « deve essere una scintilla
di luce, un centro di amore, un fermento vivificante nella massa: e tanto più
lo sarà quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio ».1
Questo fu il programma di vita del grande Pontefice e questo può diventare
l'ideale di ogni credente e di ogni comunità cristiana che sappia attingere,
nella Celebrazione eucaristica, alla fonte dell'amore gratuito, fedele e miseri-
cordioso del Crocifisso risorto.
Mi si consenta di riservare un accenno particolare alla famiglia, soggetto
centrale della vita ecclesiale, grembo di educazione alla fede e cellula inso-
stituibile della vita sociale. Al riguardo, il futuro Papa Giovanni scriveva in
una lettera ai familiari: «L'educazione che lascia tracce più profonde è sempre
quella della casa. Io ho dimenticato molto di ciò che ho letto sui libri, ma ricordo
1 N. 162.