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dono per l'umanità: dobbiamo perciò far sı̀ che i vantaggi che esse offrono
e diventiamo più plenamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati
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degli sposi.15 Questa capacità non viene misurata in relazione ad un determi-
nato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell'unione coniugale me-
diante l'adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all'efficace
volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realiz-
zazione già al momento del patto nuziale. Il discorso sulla capacità o inca-
pacità, quindi, ha senso nella misura in cui riguarda l'atto stesso di contrarre
matrimonio, poiché il vincolo messo in atto dalla volontà degli sposi costitui-
sce la realtà giuridica dell'una caro biblica,16 la cui valida sussistenza non
dipende dal successivo comportamento dei coniugi lungo la vita matrimonia-
le. Diversamente, nell'ottica riduzionistica che misconosce la verità sul ma-
trimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore,
idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmen-
te dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall'esercizio della
libertà umana sorretta dalla grazia. È vero che questa libertà della natura
umana, « ferita nelle sue proprie forze naturali » ed « inclinata al peccato »,17 è
limitata e imperfetta, ma non per questo è inautentica e insufficiente a rea-
lizzare quell'atto di autodeterminazione dei contraenti che è il patto coniu-
gale, che dà vita al matrimonio e alla famiglia fondata su esso.
Ovviamente alcune correnti antropologiche « umanistiche », orientate al-
l'autorealizzazione e all'autotrascendenza egocentrica, idealizzano talmente
la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacità psi-
chica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondono alle
esigenze essenziali del vincolo coniugale. Dinanzi a queste concezioni, i cultori
del diritto ecclesiale non possono non tener conto del sano realismo a cui
faceva riferimento il mio venerato Predecessore,18 perché la capacità fa rife-
rimento al minimo necessario affinché i nubendi possano donare il loro essere
di persona maschile e di persona femminile per fondare quel vincolo al quale è
chiamata la stragrande maggioranza degli esseri umani. Ne segue che le cause
di nullità per incapacità psichica esigono, in linea di principio, che il giudice si
serva dell'aiuto dei periti per accertare l'esistenza di una vera incapacità19 che
è sempre un'eccezione al principio naturale della capacità necessaria per
15 Can. 1095, n. 3. 16 Gn 2, 24; Mc 10, 8; Ef 5, 31; cfr. can. 1061, § 1. 17 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 405. 18 Cfr. Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 27.1.1997, n. 4, AAS 89 [1997],
p. 488. 19 Can. 1680; art. 203, § 1, DC.