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dono per l'umanità: dobbiamo perciò far sı̀ che i vantaggi che esse offrono
e diventiamo più plenamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati
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Adamo », ed aprire nel cuore del credente la strada a Dio. Il digiuno è
inoltre una pratica ricorrente e raccomandata dai santi di ogni epoca.
Scrive san Pietro Crisologo: « Il digiuno è l'anima della preghiera e la mi-
sericordia la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia
misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi
gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non
chiuda il suo a chi lo supplica ».12
Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua
valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla
ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la
cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma
per i credenti è in primo luogo una « terapia » per curare tutto ciò che
impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. Nella Costitu-
zione apostolica Pænitemini del 1966, il Servo di Dio Paolo VI ravvisava la
necessità di collocare il digiuno nel contesto della chiamata di ogni cristia-
no a « non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso
per lui, e ... anche a vivere per i fratelli ».13 La Quaresima potrebbe essere
un'occasione opportuna per riprendere le norme contenute nella citata
Costituzione apostolica, valorizzando il significato autentico e perenne di
quest'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro
egoismo e ad aprire il cuore all'amore di Dio e del prossimo, primo e sommo
comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo.14
La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla
persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere
nell'intimità con il Signore. Sant'Agostino, che ben conosceva le proprie
inclinazioni negative e le definiva « nodo tortuoso e aggrovigliato »,15 nel suo
trattato L'utilità del digiuno, scriveva: « Mi dò certo un supplizio, ma per-
ché Egli mi perdoni; da me stesso mi castigo perché Egli mi aiuti, per
piacere ai suoi occhi, per arrivare al diletto della sua dolcezza ».16 Privarsi
del cibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad
ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. Con il digiuno e la
12 Sermo 43: PL 52, 320. 332. 13 Cap. I. 14 Cfr. Mt 22, 34-40 15 Confessioni, II, 10. 18. 16 Sermo 400, 3: PL 40, 708.