ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 dono per l'umanità: dobbiamo perciò far sı̀ che i vantaggi che esse offrono

 e diventiamo più plenamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati

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 Secretaria Status 145

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 Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 147

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 Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 149

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale150

 Congregatio pro Episcopis 151

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale152

 Congregatio pro Episcopis 153

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale154

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 155

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale156

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 157

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 Diarium Romanae Curiae 159

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mente dovrai morire ».4 Commentando l'ingiunzione divina, san Basilio os-

serva che « il digiuno è stato ordinato in Paradiso », e « il primo comando in

tal senso è stato dato ad Adamo ». Egli pertanto conclude: « Il "non devi

mangiare" è, dunque, la legge del digiuno e dell'astinenza ».5 Poiché tutti

siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene

offerto come un mezzo per riannodare l'amicizia con il Signore. Cosı̀ fece

Esdra prima del viaggio di ritorno dall'esilio alla Terra Promessa, invitan-

do il popolo riunito a digiunare « per umiliarci - disse - davanti al nostro

Dio ».6 L'Onnipotente ascoltò la loro preghiera e assicurò il suo favore e la

sua protezione. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che, sensibili al-

l'appello di Giona al pentimento, proclamarono, quale testimonianza della

loro sincerità, un digiuno dicendo: « Chi sa che Dio non cambi, si ravveda,

deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire! ».7 Anche allora

Dio vide le loro opere e li risparmiò.

Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del di-

giuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con

scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da

Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto

compiere la volontà del Padre celeste, il quale « vede nel segreto, e ti ri-

compenserà ».8 Egli stesso ne dà l'esempio rispondendo a satana, al termine

dei 40 giorni passati nel deserto, che « non di solo pane vivrà l'uomo, ma di

ogni parola che esce dalla bocca di Dio ».9 Il vero digiuno è dunque finaliz-

zato a mangiare il « vero cibo », che è fare la volontà del Padre.10 Se pertanto

Adamo disobbedı̀ al comando del Signore « di non mangiare del frutto

dell'albero della conoscenza del bene e del male », con il digiuno il credente

intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e mi-

sericordia.

Troviamo la pratica del digiuno molto presente nella prima comunità

cristiana.11 Anche i Padri della Chiesa parlano della forza del digiuno,

capace di tenere a freno il peccato, reprimere le bramosie del « vecchio

4 Gn 2, 16-17. 5 Sermo de ieiunio: PG 31, 163, 98. 6 8, 21. 7 3, 9. 8 Mt 6, 18. 9 Mt 4, 4.

10 Cfr. Gv 4, 34. 11 Cfr. At 13, 3; 14, 22; 27, 21; 2 Cor 6, 5.