Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale570
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale572
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale574
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale576
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale578
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale580
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale582
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale584
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale586
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale588
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale590
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale592
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale594
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale596
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale598
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale602
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Congregatio de Causis Sanctorum 605
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Congregatio de Causis Sanctorum 607
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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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Acta Benedicti Pp. XVI 571
sacramenti diceva: « Tolto il sacramento dell'Ordine, noi non avremmo il
Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto
la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per
darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà
a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù
Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest'anima viene a morire [per
il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il
sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene
che in cielo ».5 Queste affermazioni, nate dal cuore sacerdotale del santo par-
roco, possono apparire eccessive. In esse, tuttavia, si rivela l'altissima consi-
derazione in cui egli teneva il sacramento del sacerdozio. Sembrava sopraf-
fatto da uno sconfinato senso di responsabilità: « Se comprendessimo bene che
cos'è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Senza
il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il
prete che continua l'opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe
una casa piena d'oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete
possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l'economo del
buon Dio; l'amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per ven-
t'anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è
per voi ».6
Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito dal
Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria: « Non
c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete ». Era, di
conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad incarnare la
presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica: « [Mio Dio], accor-
datemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello
che vorrete per tutto il tempo della mia vita! », fu con questa preghiera che
iniziò la sua missione.7 Alla conversione della sua parrocchia il Santo Curato
si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in cima ad ogni suo pensiero la
formazione cristiana del popolo a lui affidato. Cari fratelli nel Sacerdozio,
chiediamo al Signore Gesù la grazia di poter apprendere anche noi il metodo
pastorale di san Giovanni Maria Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo
imparare è la sua totale identificazione col proprio ministero. In Gesù, Per-
sona e Missione tendono a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è
espressione del suo « Io filiale » che, da tutta l'eternità, sta davanti al Padre in
5 Ibid., pp. 98-99. 6 Ibid., pp. 98-100. 7 Ibid., 183.