ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 603

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 Congregatio de Causis Sanctorum 605

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 Congregatio de Causis Sanctorum 607

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale608

 Congregatio de Causis Sanctorum 609

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 Congregatio de Causis Sanctorum 611

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 Congregatio de Causis Sanctorum 613

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 Congregatio de Causis Sanctorum 617

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 Congregatio de Causis Sanctorum 619

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 Congregatio de Causis Sanctorum 623

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 Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim

 PORTALEGREN. IN BRASILIA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 629

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 Congregatio de Causis Sanctorum 631

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 Congregatio de Causis Sanctorum 633

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 Congregatio de Causis Sanctorum 635

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale636

 Congregatio pro Episcopis 637

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 Diarium Romanae Curiae 639

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale586

principale di ognuno di noi. Per essere ministri al servizio del Vangelo, è

certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente for-

mazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella « scienza

dell'amore » che si apprende solo nel « cuore a cuore » con Cristo. È Lui infatti

a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per

guidare il gregge in nome suo. Proprio per questo non dobbiamo mai allon-

tanarci dalla sorgente dell'Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.

Solo cosı̀ saremo in grado di cooperare efficacemente al misterioso « dise-

gno del Padre » che consiste nel « fare di Cristo il cuore del mondo »! Disegno

che si realizza nella storia, man mano che Gesù diviene il Cuore dei cuori

umani, iniziando da coloro che sono chiamati a stargli più vicini, i sacerdoti

appunto. Ci richiamano a questo costante impegno le « promesse sacerdotali »,

che abbiamo pronunciato il giorno della nostra Ordinazione e che rinnoviamo

ogni anno, il Giovedı̀ Santo, nella Messa Crismale. Perfino le nostre carenze, i

nostri limiti e debolezze devono ricondurci al Cuore di Gesù. Se infatti è vero

che i peccatori, contemplandoLo, devono apprendere da Lui il necessario

« dolore dei peccati » che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i

sacri ministri. Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la

Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli

che si tramutano in « ladri delle pecore »,10 o perché le deviano con le loro

private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche

per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla

Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l'accorata

e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio

di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.

Poc'anzi ho potuto venerare, nella Cappella del Coro, la reliquia del Santo

Curato d'Ars: il suo cuore. Un cuore infiammato di amore divino, che si com-

muoveva al pensiero della dignità del prete e parlava ai fedeli con accenti

toccanti e sublimi, affermando che « dopo Dio, il sacerdote è tut-

to!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo ».11 Coltiviamo, cari fratelli,

questa stessa commozione, sia per adempiere il nostro ministero con genero-

sità e dedizione, sia per custodire nell'anima un vero « timore di Dio »: il

timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime

che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia! - danneggiare. La Chiesa

ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare

l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni. Nell'adora-

10 Gv 10, 1ss. 11 Cfr. Lettera per l'Anno Sacerdotale, supra, p.000.