ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 573

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale598

 Acta Benedicti Pp. XVI 599

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 Acta Benedicti Pp. XVI 601

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale602

 Acta Benedicti Pp. XVI 603

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale604

 Congregatio de Causis Sanctorum 605

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale606

 Congregatio de Causis Sanctorum 607

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale608

 Congregatio de Causis Sanctorum 609

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale610

 Congregatio de Causis Sanctorum 611

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale612

 Congregatio de Causis Sanctorum 613

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale614

 Congregatio de Causis Sanctorum 615

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 Congregatio de Causis Sanctorum 617

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale618

 Congregatio de Causis Sanctorum 619

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 Congregatio de Causis Sanctorum 621

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale622

 Congregatio de Causis Sanctorum 623

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale624

 Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim

 PORTALEGREN. IN BRASILIA

 Congregatio de Causis Sanctorum 627

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 Congregatio de Causis Sanctorum 629

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 Congregatio de Causis Sanctorum 631

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale632

 Congregatio de Causis Sanctorum 633

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale634

 Congregatio de Causis Sanctorum 635

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale636

 Congregatio pro Episcopis 637

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale638

 Diarium Romanae Curiae 639

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale640

Acta Benedicti Pp. XVI 593

sta il rinnovamento dell'uomo. Questo vale poi per ogni singolo. Solo se noi

stessi diventiamo nuovi, il mondo diventa nuovo. Ciò significa anche che non

basta adattarsi alla situazione attuale. L'Apostolo ci esorta ad un non-confor-

mismo. Nella nostra Lettera si dice: non sottomettersi allo schema dell'epoca

attuale. Dovremo tornare su questo punto riflettendo sul secondo testo che

stasera voglio meditare con voi. Il « no » dell'Apostolo è chiaro ed anche con-

vincente per chiunque osservi lo « schema » del nostro mondo. Ma diventare

nuovi - come lo si può fare? Ne siamo davvero capaci? Con la parola circa il

diventare nuovi, Paolo allude alla propria conversione: al suo incontro col Cristo

risorto, incontro di cui nella Seconda Lettera ai Corinzi dice: « Se uno è in Cristo,

è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuo-

ve ».2 Era tanto sconvolgente per lui questo incontro con Cristo che dice al

riguardo: « Sono morto ».3 Egli è diventato nuovo, un altro, perché non vive

più per se stesso e in virtù di se stesso, ma per Cristo ed in Lui. Nel corso degli

anni, però, ha anche visto che questo processo di rinnovamento e di trasforma-

zione continua per tutta la vita. Diventiamo nuovi, se ci lasciamo afferrare e

plasmare dall'Uomo nuovo Gesù Cristo. Egli è l'Uomo nuovo per eccellenza. In

Lui la nuova esistenza umana è diventata realtà, e noi possiamo veramente

diventare nuovi se ci consegniamo alle sue mani e da Lui ci lasciamo plasmare.

Paolo rende ancora più chiaro questo processo di « rifusione » dicendo che

diventiamo nuovi se trasformiamo il nostro modo di pensare. Ciò che qui è

stato tradotto con « modo di pensare », è il termine greco «nous ». È una parola

complessa. Può essere tradotta con « spirito », « sentimenti », « ragione » e, ap-

punto, anche con « modo di pensare ». Quindi la nostra ragione deve diventare

nuova. Questo ci sorprende. Avremmo forse aspettato che riguardasse piut-

tosto qualche atteggiamento: ciò che nel nostro agire dobbiamo cambiare. Ma

no: il rinnovamento deve andare fino in fondo. Il nostro modo di vedere il

mondo, di comprendere la realtà - tutto il nostro pensare deve mutarsi a

partire dal suo fondamento. Il pensiero dell'uomo vecchio, il modo di pensare

comune è rivolto in genere verso il possesso, il benessere, l'influenza, il suc-

cesso, la fama e cosı̀ via. Ma in questo modo ha una portata troppo limitata.

Cosı̀, in ultima analisi, resta il proprio « io » il centro del mondo. Dobbiamo

imparare a pensare in maniera più profonda. Che cosa ciò significhi, lo dice

san Paolo nella seconda parte della frase: bisogna imparare a comprendere la

volontà di Dio, cosı̀ che questa plasmi la nostra volontà. Affinché noi stessi

vogliamo ciò che vuole Dio, perché riconosciamo che ciò che Dio vuole è il

2 5, 17. 3 Gal 2, 19; cfr. Rm 6.