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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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atteggiamento di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera
analogia, anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si
tratta certo di dimenticare che l'efficacia sostanziale del ministero resta in-
dipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare la
straordinaria fruttuosità generata dall'incontro tra la santità oggettiva del
ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d'Ars iniziò subito que-
st'umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di ministro e la
santità del ministero a lui affidato, decidendo di « abitare » perfino material-
mente nella sua chiesa parrocchiale: « Appena arrivato egli scelse la chiesa a
sua dimora... Entrava in chiesa prima dell'aurora e non ne usciva che dopo
l'Angelus della sera. Là si doveva cercarlo quando si aveva bisogno di lui », si
legge nella prima biografia.8
L'esagerazione devota del pio agiografo non deve farci trascurare il fatto
che il Santo Curato seppe anche « abitare » attivamente in tutto il territorio
della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie;
organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava
denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la
dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della « Providence » (un
istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell'istruzione
dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui.
Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è
doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano
l'unico popolo sacerdotale9 e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio mini-
steriale, si trovano « per condurre tutti all'unità della carità, "amandosi l'un
l'altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella deferenza" Rm 12,
10 ».10 È da ricordare, in questo contesto, il caloroso invito con il quale il
Concilio Vaticano ii incoraggia i presbiteri a « riconoscere e promuovere sin-
ceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell'ambito della
missione della Chiesa... Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, conside-
rando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro
esperienza e competenza nei diversi campi dell'attività umana, in modo da
poter insieme a loro riconoscere i segni dei tempi ».11
Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testi-
monianza della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando
8 Monnin A., Il Curato d'Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, ed. Marietti,
Torino 1870, p. 122. 9 Cfr. Lumen gentium, 10.
10 Presbyterorum ordinis, 9. 11 Ibid.