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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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Acta Benedicti Pp. XVI 573
volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia.12 « Non c'è
bisogno di parlar molto per ben pregare - spiegava loro il Curato -. Si sa
che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci
della sua santa presenza. È questa la migliore preghiera ».13 Ed esortava:
« Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di
Lui per poter vivere con Lui... ».14 « È vero che non ne siete degni, ma ne
avete bisogno! ».15 Tale educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla
comunione acquistava un'efficacia particolarissima, quando i fedeli lo vede-
vano celebrare il Santo Sacrificio della Messa. Chi vi assisteva diceva che
« non era possibile trovare una figura che meglio esprimesse l'adorazione...
Contemplava l'Ostia amorosamente ».16 « Tutte le buone opere riunite non
equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini,
mentre la Santa Messa è opera di Dio »,17 diceva. Era convinto che dalla Messa
dipendesse tutto il fervore della vita di un prete: « La causa della rilassatezza
del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da com-
piangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria! ».18 Ed
aveva preso l'abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio della
propria vita: « Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le
mattine! ».19
Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva
- con un solo movimento interiore - dall'altare al confessionale. I sacerdoti
non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limi-
tarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento.
Al tempo del Santo Curato, in Francia, la confessione non era né più facile, né
più frequente che ai nostri giorni, dato che la tormenta rivoluzionaria aveva
soffocato a lungo la pratica religiosa. Ma egli cercò in ogni modo, con la
predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani
il significato e la bellezza della Penitenza sacramentale, mostrandola come
un'esigenza intima della Presenza eucaristica. Seppe cosı̀ dare il via a un
circolo virtuoso. Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo
12 « La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. "Io lo guardo ed egli mi guarda",
diceva, al suo santo Curato, il contadino d'Ars in preghiera davanti al Tabernacolo » (Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 2715). 13 Nodet, p. 85. 14 Ibid., p. 114. 15 Ibid., p. 119. 16 Monnin A., o.c., II, pp. 430ss. 17 Nodet, p. 105. 18 Ibid., p. 105. 19 Ibid., p. 104.