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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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l'unico Corpo di Cristo, grazie alla nostra sincera partecipazione alla duplice
mensa della Parola e dell'Eucaristia. Nutriti di Cristo, noi, suoi discepoli,
riceviamo la missione di essere « l'anima » di questa nostra città7 fermento
di rinnovamento, pane « spezzato » per tutti, soprattutto per coloro che ver-
sano in situazioni di disagio, di povertà e di sofferenza fisica e spirituale.
Diventiamo testimoni del suo amore.
Mi rivolgo particolarmente a voi, cari sacerdoti, che Cristo ha scelto per-
ché insieme a Lui possiate vivere la vostra vita quale sacrificio di lode per la
salvezza del mondo. Solo dall'unione con Gesù potete trarre quella fecondità
spirituale che è generatrice di speranza nel vostro ministero pastorale. Ricor-
da san Leone Magno che « la nostra partecipazione al corpo e al sangue di
Cristo non tende a nient'altro che a diventare ciò che riceviamo ».8 Se questo è
vero per ogni cristiano, lo è a maggior ragione per noi sacerdoti. Divenire
Eucaristia! Sia proprio questo il nostro costante desiderio e impegno, perché
all'offerta del corpo e del sangue del Signore che facciamo sull'altare, si
accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal
Corpo e Sangue del Signore quell'amore libero e puro che ci rende degni
ministri del Cristo e testimoni della sua gioia. È ciò che i fedeli attendono
dal sacerdote: l'esempio cioè di una autentica devozione per l'Eucaristia;
amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi
a Gesù come faceva il santo Curato d'Ars, che ricorderemo in modo partico-
lare durante l'ormai imminente Anno Sacerdotale.
San Giovanni Maria Vianney amava dire ai suoi parrocchiani: « Venite alla
comunione... È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno ».9 Con la
consapevolezza di essere inadeguati a causa dei peccati, ma bisognosi di
nutrirci dell'amore che il Signore ci offre nel sacramento eucaristico, rinno-
viamo questa sera la nostra fede nella reale presenza di Cristo nell'Eucaristia.
Non bisogna dare per scontata questa fede! C'è oggi il rischio di una secola-
rizzazione strisciante anche all'interno della Chiesa, che può tradursi in un
culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipa-
zione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. È
sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e
frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene.
Quando tra poco ripeteremo il Padre Nostro, la preghiera per eccellenza,
diremo: « Dacci oggi il nostro pane quotidiano », pensando naturalmente al
7 Cfr. Lettera a Diogneto, 6: ed. Funk, I, p. 400; vedi anche LG 38. 8 Sermo 12, De Passione 3, 7, PL 54. 9 Bernard Nodet, Le curé d'Ars. Sa pensée-Son cœur, éd Xavier Mappus, Paris 1995, p. 119.