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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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Acta Benedicti Pp. XVI 583
pane d'ogni giorno per noi e per tutti gli uomini. Questa domanda, però,
contiene qualcosa di più profondo. Il termine greco epioúsios, che traduciamo
con « quotidiano », potrebbe alludere anche al pane « sopra-sostanziale », al
pane « del mondo a venire ». Alcuni Padri della Chiesa hanno visto qui un
riferimento all'Eucaristia, il pane della vita eterna, del nuovo mondo, che ci è
dato già oggi nella Santa Messa, affinché sin da ora il mondo futuro abbia
inizio in noi. Con l'Eucaristia dunque il cielo viene sulla terra, il domani di
Dio si cala nel presente e il tempo è come abbracciato dall'eternità divina.
Cari fratelli e sorelle, come ogni anno, al termine della Santa Messa, si
snoderà la tradizionale processione eucaristica ed eleveremo, con le preghiere
e i canti, una corale implorazione al Signore presente nell'ostia consacrata.
Gli diremo a nome dell'intera Città: Resta con noi Gesù, facci dono di te e
dacci il pane che ci nutre per la vita eterna! Libera questo mondo dal veleno
del male, della violenza e dell'odio che inquina le coscienze, purificalo con la
potenza del tuo amore misericordioso. E tu, Maria, che sei stata donna « eu-
caristica » in tutta la tua vita, aiutaci a camminare uniti verso la meta celeste,
nutriti dal Corpo e dal Sangue di Cristo, pane di vita eterna e farmaco
dell'immortalità divina. Amen!
II
In secundis Vesperis Sollemnitatis Sacratissimi Cordis Iesu.*
Cari fratelli e sorelle,
Nell'antifona al Magnificat tra poco canteremo: « Il Signore ci ha accolti
nel suo cuore - Suscepit nos Dominus in sinum et cor suum ». Nell'Antico
Testamento si parla 26 volte del cuore di Dio, considerato come l'organo della
sua volontà: rispetto al cuore di Dio l'uomo viene giudicato. A causa del
dolore che il suo cuore prova per i peccati dell'uomo, Iddio decide il diluvio,
ma poi si commuove dinanzi alla debolezza umana e perdona. C'è poi un
passo veterotestamentario nel quale il tema del cuore di Dio si trova espresso
in modo assolutamente chiaro: è nel capitolo 11 del libro del profeta Osea,
dove i primi versetti descrivono la dimensione dell'amore con cui il Signore si
è rivolto ad Israele all'alba della sua storia: « Quando Israele era fanciullo, io
l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio ».1 In verità, all'instancabile
predilezione divina, Israele risponde con indifferenza e addirittura con ingra-
* Die 19 Iunii 2009. 1 v. 1.