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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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principale di ognuno di noi. Per essere ministri al servizio del Vangelo, è
certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente for-
mazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella « scienza
dell'amore » che si apprende solo nel « cuore a cuore » con Cristo. È Lui infatti
a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per
guidare il gregge in nome suo. Proprio per questo non dobbiamo mai allon-
tanarci dalla sorgente dell'Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.
Solo cosı̀ saremo in grado di cooperare efficacemente al misterioso « dise-
gno del Padre » che consiste nel « fare di Cristo il cuore del mondo »! Disegno
che si realizza nella storia, man mano che Gesù diviene il Cuore dei cuori
umani, iniziando da coloro che sono chiamati a stargli più vicini, i sacerdoti
appunto. Ci richiamano a questo costante impegno le « promesse sacerdotali »,
che abbiamo pronunciato il giorno della nostra Ordinazione e che rinnoviamo
ogni anno, il Giovedı̀ Santo, nella Messa Crismale. Perfino le nostre carenze, i
nostri limiti e debolezze devono ricondurci al Cuore di Gesù. Se infatti è vero
che i peccatori, contemplandoLo, devono apprendere da Lui il necessario
« dolore dei peccati » che li riconduca al Padre, questo vale ancor più per i
sacri ministri. Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la
Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli
che si tramutano in « ladri delle pecore »,10 o perché le deviano con le loro
private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche
per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla
Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l'accorata
e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio
di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.
Poc'anzi ho potuto venerare, nella Cappella del Coro, la reliquia del Santo
Curato d'Ars: il suo cuore. Un cuore infiammato di amore divino, che si com-
muoveva al pensiero della dignità del prete e parlava ai fedeli con accenti
toccanti e sublimi, affermando che « dopo Dio, il sacerdote è tut-
to!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo ».11 Coltiviamo, cari fratelli,
questa stessa commozione, sia per adempiere il nostro ministero con genero-
sità e dedizione, sia per custodire nell'anima un vero « timore di Dio »: il
timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime
che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia! - danneggiare. La Chiesa
ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare
l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni. Nell'adora-
10 Gv 10, 1ss. 11 Cfr. Lettera per l'Anno Sacerdotale, supra, p.000.