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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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sacerdoti, i diaconi, gli altri religiosi e religiose e tutti i fedeli. Un pensiero
affettuoso indirizzo a quanti sono nella Casa Sollievo della Sofferenza, alle
persone sole e a tutti gli abitanti di questa vostra Città.
Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della tempesta sedata, al quale è stato
accostato un breve ma incisivo testo del Libro di Giobbe, in cui Dio si rivela
come il Signore del mare. Gesù minaccia il vento e ordina al mare di calmarsi, lo
interpella come se esso si identificasse con il potere diabolico. In effetti, secondo
quanto ci dicono la prima Lettura e il Salmo 106/107, il mare nella Bibbia è
considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che
solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare.
È però un'altra forza - una forza positiva - che muove il mondo, capace di
trasformare e rinnovare le creature: la forza dell'« amore del Cristo »,1 - come la
chiama san Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi -: non quindi essenzialmente
una forza cosmica, bensı̀ divina, trascendente. Agisce anche sul cosmo ma, in se
stesso, l'amore di Cristo è un potere « altro », e questa sua alterità trascendente, il
Signore l'ha manifestata nella sua Pasqua, nella « santità » della «via » da Lui
scelta per liberarci dal dominio del male, come era avvenuto per l'esodo dall'E-
gitto, quando aveva fatto uscire gli Ebrei attraverso le acque del Mar Rosso. «O
Dio - esclama il salmista -, santa è la tua via... Sul mare la tua via, i tuoi
sentieri sulle grandi acque ».2 Nel mistero pasquale, Gesù è passato attraverso
l'abisso della morte, poiché Dio ha voluto cosı̀ rinnovare l'universo: mediante la
morte e risurrezione del suo Figlio «morto per tutti », perché tutti possano vivere
«per colui che è morto e risorto per loro »,3 e non vivano solo per se stessi.
Il gesto solenne di calmare il mare in tempesta è chiaramente segno della
signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità:
« Chi è dunque costui - si domandano stupiti e intimoriti i discepoli -, che
anche il vento e il mare gli obbediscono? ».4 La loro non è ancora fede salda, si
sta formando; è un misto di paura e di fiducia; l'abbandono confidente di Gesù
al Padre è invece totale e puro. Perciò, per questo potere dell'amore, Egli può
dormire durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio. Ma
verrà il momento in cui anche Gesù proverà paura e angoscia: quando verrà la
sua ora, sentirà su di sé tutto il peso dei peccati dell'umanità, come un'onda di
piena che sta per rovesciarsi su di Lui. Quella sı̀, sarà una tempesta terribile,
1 2 Cor 5, 14. 2 Sal 77/76, 14. 20. 3 2 Cor 5, 16. 4 Mc 4, 41.