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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l'unanime e incontrastata tra-
dizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo. Tutto questo riem-
pie il nostro animo di profonda emozione. Molte persone hanno, durante
questi mesi, seguito le vie dell'Apostolo - quelle esteriori e più ancora quelle
interiori, che egli ha percorso durante la sua vita: la via di Damasco verso
l'incontro con il Risorto; le vie nel mondo mediterraneo, che egli ha attra-
versato con la fiaccola del Vangelo, incontrando contraddizione e adesione,
fino al martirio, per il quale appartiene per sempre alla Chiesa di Roma. Ad
essa ha indirizzato anche la sua Lettera più grande ed importante. L'Anno
Paolino si conclude, ma essere in cammino insieme con Paolo, con lui e grazie
a lui venir a conoscenza di Gesù e, come lui, essere illuminati e trasformati dal
Vangelo - questo farà sempre parte dell'esistenza cristiana. E sempre, an-
dando oltre l'ambiente dei credenti, egli rimane il « maestro delle genti », che
vuol portare il messaggio del Risorto a tutti gli uomini, perché Cristo li ha
conosciuti ed amati tutti; è morto e risorto per tutti loro. Vogliamo quindi
ascoltarlo anche in questa ora in cui iniziamo solennemente la festa dei due
Apostoli uniti fra loro da uno stretto legame.
Fa parte della struttura delle Lettere di Paolo che esse - sempre in riferi-
mento al luogo ed alla situazione particolare - spieghino innanzitutto il mi-
stero di Cristo, insegnino la fede. In una seconda parte, segue l'applicazione alla
nostra vita: che cosa consegue a questa fede? Come essa plasma la nostra
esistenza giorno per giorno? Nella Lettera ai Romani, questa seconda parte
comincia con il dodicesimo capitolo, nei primi due versetti del quale l'Apostolo
riassume subito il nucleo essenziale dell'esistenza cristiana. Che cosa dice a noi
san Paolo in quel passaggio? Innanzitutto afferma, come cosa fondamentale,
che con Cristo è iniziato un nuovo modo di venerare Dio - un nuovo culto.
Esso consiste nel fatto che l'uomo vivente diventa egli stesso adorazione, « sa-
crificio » fin nel proprio corpo. Non sono più le cose ad essere offerte a Dio. È la
nostra stessa esistenza che deve diventare lode di Dio. Ma come avviene questo?
Nel secondo versetto ci vien data la risposta: «Non conformatevi a questo
mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per
poter discernere la volontà di Dio... ».1 Le due parole decisive di questo versetto
sono: « trasformare » e « rinnovare ». Dobbiamo diventare uomini nuovi, trasfor-
mati in un nuovo modo di esistenza. Il mondo è sempre alla ricerca di novità,
perché con ragione è sempre scontento della realtà concreta. Paolo ci dice: il
mondo non può essere rinnovato senza uomini nuovi. Solo se ci saranno uomini
nuovi, ci sarà anche un mondo nuovo, un mondo rinnovato e migliore. All'inizio
1 12, 2.