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Postquam « bonum certamen certavit et cursum consummavit » (cfr 2 Tim
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Allora sperimentiamo che è cosa buona stare con Lui. Da una tale certezza
vissuta deriva poi la capacità di comunicare la fede agli altri in modo credi-
bile. Il Curato d'Ars non era un grande pensatore. Ma egli « gustava » il
Signore. Viveva con Lui fin nelle minuzie del quotidiano oltre che nelle grandi
esigenze del ministero pastorale. In questo modo divenne « uno che vede ».
Aveva gustato, e per questo sapeva che il Signore è buono. Preghiamo il
Signore, affinché ci doni questo gustare e possiamo cosı̀ diventare testimoni
credibili della speranza che è in noi.
Alla fine vorrei far notare ancora una piccola, ma importante parola di
san Pietro. Subito all'inizio della Lettera egli ci dice che la mèta della nostra
fede è la salvezza delle anime.9 Nel mondo del linguaggio e del pensiero
dell'attuale cristianità questa è un'affermazione strana, per alcuni forse ad-
dirittura scandalosa. La parola « anima » è caduta in discredito. Si dice che
questo porterebbe ad una divisione dell'uomo in spirito e fisico, in anima e
corpo, mentre in realtà egli sarebbe un'unità indivisibile. Inoltre « la salvezza
delle anime » come mèta della fede sembra indicare un cristianesimo indivi-
dualistico, una perdita di responsabilità per il mondo nel suo insieme, nella
sua corporeità e nella sua materialità. Ma di tutto questo non si trova nulla
nella Lettera di san Pietro. Lo zelo per la testimonianza in favore della
speranza, la responsabilità per gli altri caratterizzano l'intero testo. Per com-
prendere la parola sulla salvezza delle anime come mèta della fede dobbiamo
partire da un altro lato. Resta vero che l'incuria per le anime, l'immiserirsi
dell'uomo interiore non distrugge soltanto il singolo, ma minaccia il destino
dell'umanità nel suo insieme. Senza risanamento delle anime, senza risana-
mento dell'uomo dal di dentro, non può esserci una salvezza per l'umanità.
La vera malattia delle anime san Pietro, alla nostra sorpresa, la qualifica
come ignoranza - cioè come non conoscenza di Dio. Chi non conosce Dio,
chi almeno non lo cerca sinceramente, resta fuori della vera vita.10 Ancora
un'altra parola della Lettera può esserci utile per capire meglio la formula
« salvezza delle anime »: « Purificate le vostre anime con l'obbedienza alla
verità ».11 È l'obbedienza alla verità che rende pura l'anima. Ed è il convivere
con la menzogna che la inquina. L'obbedienza alla verità comincia con le
piccole verità del quotidiano, che spesso possono essere faticose e dolorose.
Questa obbedienza si estende poi fino all'obbedienza senza riserve di fronte
alla Verità stessa che è Cristo. Tale obbedienza ci rende non solo puri, ma
9 Cfr 1, 9. 10 Cfr. 1 Pt 1, 14. 11 Cfr. 1, 22.