tula ad Hebraeos cum « plenitudine fidei » (10, 22) arte coniungit « spei con-
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fisicamente con noi, ma sono a noi idealmente uniti. La celebrazione del
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Paenitentiaria Apostolica 1073
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modo adeguato per esprimere la divinità di Cristo. Giovanni si era allineato
con quei fedeli ortodossi che, in sintonia col Concilio ecumenico di Nicea,
confessavano la piena divinità di Cristo, benché cosı̀ facendo sia egli stesso
che gli altri fedeli non incontrassero ad Antiochia il favore del governo impe-
riale.10 Dopo il suo battesimo Giovanni abbracciò la vita ascetica. Per in-
fluenza del suo maestro Diodoro di Tarso, decise di restare celibe per tutta
la vita e si dedicò alla preghiera, al digiuno rigoroso ed allo studio della Sacra
Scrittura.11 Allontanatosi da Antiochia, per sei anni condusse vita ascetica nel
deserto della Siria ed iniziò a scrivere trattati sulla vita spirituale.12 In segui-
to, ritornò ad Antiochia dove, ancora una volta, servı̀ la Chiesa come lettore
e, più tardi, per cinque anni, come diacono. Nel 386, chiamato al presbiterato
da Flaviano, Vescovo di Antiochia, aggiunse anche il ministero della predi-
cazione della Parola di Dio a quello della preghiera e dell'attività letteraria.13
Durante i dodici anni di ministero presbiterale nella Chiesa antiochena,
Giovanni si distinse molto per la sua capacità di interpretare le Sacre Scrit-
ture in un modo comprensibile per i fedeli. Nella sua predicazione egli si
adoperava con fervore per rafforzare l'unità della Chiesa rinvigorendo nei
suoi ascoltatori l'identità cristiana, in un momento storico in cui essa era
minacciata sia dall'interno che dall'esterno. A ragione, egli intuiva che l'unità
tra i cristiani dipende soprattutto da una vera comprensione del mistero
centrale della fede della Chiesa, quello della Santissima Trinità e dell'Incar-
nazione del Verbo Divino. Ben conscio, tuttavia, della difficoltà di questi
misteri, Giovanni poneva grande impegno nel rendere l'insegnamento della
Chiesa accessibile alle persone semplici della sua assemblea, sia ad Antiochia
che, più tardi, a Costantinopoli.14 E non mancava di rivolgersi anche ai dis-
senzienti, preferendo usare verso di essi la pazienza piuttosto che l'aggressi-
vità, poiché credeva che per vincere un errore teologico « nulla è più efficace
della moderazione e della gentilezza ».15
10 Cfr Theodoretus Cyrrhensis, Historia religiosa 2, 15; 8, 5-8 (SCh 234, 226-8; 382-92). 11 Cfr Johannes Chrysostomus, Laus Diodori episcopi (PG 52, 761-766); Socrates, Historia
ecclesiastica 6, 3 (GCS, n.f. 1, 313-315); Sozomenus, Historia ecclesiastica 8, 2 (GCS 50, 350-351). 12 Cfr Palladius, Dialogus de vita Joannis Chrysostomi 5 (SCh 341, 108-110). 13 Cfr Palladius, Dialogus de vita Joannis Chrysostomi 5 (SCh 341, 110-112). 14 Cfr Johannes Chrysostomus, De incomprehensibili Dei natura, (SCh 28bis, 93-322). Cfr id.,
In illud: Pater meus usque modo operatur (PG 63, 511-516); id., In illud: Filius ex se nihil facit (PG
56, 247-256). 15 Cfr Johannes Chrysostomus, De incomprehensibili Dei natura 1, 352-353 (SCh 28bis, 132).