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Acta Francisci Pp. 225
dipende il cibo, la scuola, il futuro dei figli. Ma diventa idolo quando diventa
il fine. L'avarizia, che non a caso è un vizio capitale, è peccato di idolatria
perché l'accumulo di denaro per sé diventa il fine del proprio agire. È stato
Gesù, proprio Lui, a dare categoria di "signore" al denaro: "Nessuno può
servire due signori, due padroni". Sono due: Dio o il denaro, l'anti-Dio, l'i-
dolo. Questo l'ha detto Gesù. Allo stesso livello di opzione. Pensate a questo.
Quando il capitalismo fa della ricerca del profitto l'unico suo scopo,
rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto. La "dea
fortuna" è sempre più la nuova divinità di una certa finanza e di tutto quel
sistema dell'azzardo che sta distruggendo milioni di famiglie del mondo,
e che voi giustamente contrastate. Questo culto idolatrico è un surrogato
della vita eterna. I singoli prodotti (le auto, i telefoni…) invecchiano e si
consumano, ma se ho il denaro o il credito posso acquistarne immediata-
mente altri, illudendomi di vincere la morte.
Si capisce, allora, il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere
i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro
un idolo è condividerlo, condividerlo con altri, soprattutto con i poveri, o
per far studiare e lavorare i giovani, vincendo la tentazione idolatrica con
la comunione. Quando condividete e donate i vostri profitti, state facendo
un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio,
tu non sei signore, tu non sei padrone! E non dimenticare anche quell'alta
filosofia e quell'alta teologia che faceva dire alle nostre nonne: "Il diavolo
entra dalle tasche". Non dimenticare questo!
La seconda cosa che voglio dirvi riguarda la povertà, un tema centrale
nel vostro movimento.
Oggi si attuano molteplici iniziative, pubbliche e private, per combat-
tere la povertà. E tutto ciò, da una parte, è una crescita in umanità. Nella
Bibbia i poveri, gli orfani, le vedove, gli "scarti" della società di quei tempi,
erano aiutati con la decima e la spigolatura del grano. Ma la gran parte
del popolo restava povero, quegli aiuti non erano sufficienti a sfamare e a
curare tutti. Gli "scarti" della società restavano molti. Oggi abbiamo inven-
tato altri modi per curare, sfamare, istruire i poveri, e alcuni dei semi della
Bibbia sono fioriti in istituzioni più efficaci di quelle antiche. La ragione
delle tasse sta anche in questa solidarietà, che viene negata dall'evasione
ed elusione fiscale, che, prima di essere atti illegali sono atti che negano
la legge basilare della vita: il reciproco soccorso.