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Ma - e questo non lo si dirà mai abbastanza - il capitalismo continua a
produrre gli scarti che poi vorrebbe curare. Il principale problema etico di
questo capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o
curarli per non farli più vedere. Una grave forma di povertà di una civiltà
è non riuscire a vedere più i suoi poveri, che prima vengono scartati e poi
nascosti.
Gli aerei inquinano l'atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del
biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le
società dell'azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici
che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali
per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il
suo culmine. Questa è l'ipocrisia!
L'economia di comunione, se vuole essere fedele al suo carisma, non
deve soltanto curare le vittime, ma costruire un sistema dove le vittime
siano sempre di meno, dove possibilmente esse non ci siano più. Finché
l'economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata,
la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale
non è piena.
Bisogna allora puntare a cambiare le regole del gioco del sistema econo-
mico-sociale. Imitare il buon samaritano del Vangelo non è sufficiente. Certo,
quando l'imprenditore o una qualsiasi persona si imbatte in una vittima, è
chiamato a prendersene cura, e magari, come il buon samaritano, associare
anche il mercato (l'albergatore) alla sua azione di fraternità. So che voi
cercate di farlo da 25 anni. Ma occorre agire soprattutto prima che l'uomo
si imbatta nei briganti, combattendo le strutture di peccato che producono
briganti e vittime. Un imprenditore che è solo buon samaritano fa metà
del suo dovere: cura le vittime di oggi, ma non riduce quelle di domani.
Per la comunione occorre imitare il Padre misericordioso della parabola
del figlio prodigo e attendere a casa i figli, i lavoratori e collaboratori che
hanno sbagliato, e lì abbracciarli e fare festa con e per loro - e non farsi
bloccare dalla meritocrazia invocata dal figlio maggiore e da tanti, che in
nome del merito negano la misericordia. Un imprenditore di comunione è
chiamato a fare di tutto perché anche quelli che sbagliano e lasciano la
sua casa, possano sperare in un lavoro e in un reddito dignitoso, e non
ritrovarsi a mangiare con i porci. Nessun figlio, nessun uomo, neanche il
più ribelle, merita le ghiande.