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L'inizio di questo terzo millennio è fortemente caratterizzato da movimen-
ti migratori che, in termini di origine, transito e destinazione, interessano
praticamente ogni parte della terra. Purtroppo, in gran parte dei casi, si
tratta di spostamenti forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecu-
zioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita
indegne: « è impressionante il numero di persone che migra da un continente
all'altro, così come di coloro che si spostano all'interno dei propri Paesi e
delle proprie aree geografiche. I flussi migratori contemporanei costituisco-
no il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi ».1
Davanti a questo complesso scenario, sento di dover esprimere una
particolare preoccupazione per la natura forzosa dei molti flussi migratori
contemporanei, che aumenta le sfide poste alla comunità politica, alla so-
cietà civile e alla Chiesa e chiede di rispondere ancor più urgentemente a
tali sfide in modo coordinato ed efficace.
La nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi:
accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
Accogliere. « C'è un'indole del rifiuto che ci accomuna, che induce a
non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere, ma a lasciarlo
fuori dal nostro personale orizzonte di vita, a trasformarlo piuttosto in un
concorrente, in un suddito da dominare ».2 Di fronte a questa indole del
rifiuto, radicata in ultima analisi nell'egoismo e amplificata da demagogie
populistiche, urge un cambio di atteggiamento, per superare l'indifferenza e
anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro
che bussano alle nostre porte. Per quanti fuggono da guerre e persecuzioni
terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza
scrupoli, occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri. Un'accoglienza
responsabile e dignitosa di questi nostri fratelli e sorelle comincia dalla loro
prima sistemazione in spazi adeguati e decorosi. I grandi assembramenti
di richiedenti asilo e rifugiati non hanno dato risultati positivi, generando
piuttosto nuove situazioni di vulnerabilità e di disagio. I programmi di ac-
coglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare
l'incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire
maggiori garanzie di successo.
1 Messaggio per la 100a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 5 agosto 2013. 2 Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 12 gennaio 2015.