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rubarci la gioia - che è come rubarci il presente5 - e la speranza - l'uscire,
il camminare -, che sono le grazie che più chiedo e faccio chiedere per la
Chiesa in questo tempo.
È importante a questo punto fare un passo avanti e dire che la fede
progredisce quando, nel momento presente, discerniamo come concretizzare
l'amore nel bene possibile, commisurato al bene dell'altro. Il primo bene
dell'altro è poter crescere nella fede. La supplica comunitaria dei discepoli
« Accresci in noi la fede! » ( Lc 17, 6) sottende la consapevolezza che la fede
è un bene comunitario. Bisogna considerare, inoltre, che cercare il bene
dell'altro ci fa rischiare. Come dice Evangelii gaudium: « Un cuore missio-
nario è consapevole […] che egli stesso deve crescere nella comprensione
del Vangelo e nel discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora non
rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango
della strada » (45).
In questo discernimento è implicito l'atto di fede in Cristo presente
nel più povero, nel più piccolo, nella pecora perduta, nell'amico insistente.
Cristo presente in chi ci viene incontro - facendosi vedere, come Zaccheo
o la peccatrice che entra con il suo vaso di profumo, o quasi senza farsi
notare, come l'emorroissa -; o Cristo presente in chi noi stessi accostiamo,
sentendo compassione quando lo vediamo da lontano, disteso sul bordo
della strada. Credere che lì c'è Cristo, discernere il modo migliore per fare
un piccolo passo verso di Lui, per il bene di quella persona, è progresso
nella fede. Come pure lodare è progresso nella fede, e desiderare di più è
progresso nella fede.
Può farci bene soffermarci ora un po' su questo progresso nella fede
che avviene grazie al discernimento del momento. Il progresso della fede
nella memoria e nella speranza è più sviluppato. Invece, questo punto fer-
mo del discernimento, forse non tanto. Può persino sembrare che dove c'è
fede non dovrebbe esserci bisogno di discernimento: si crede e basta. Ma
questo è pericoloso, soprattutto se si sostituiscono i rinnovati atti di fede
5 Si veda anche ES 333: « Quinta regola. Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pen- sieri. Se nei pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell'angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l'anima prima si era proposta di fare, oppure qualche cosa che indebolisce l'anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo, nemico del nostro bene e della nostra salvezza eterna ».