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Mi fa bene pensare che Simone è il nome con cui Gesù lo chiama quando
parlano e si dicono le cose come amici, e Pietro è il nome con cui il Signore
lo presenta, lo giustifica, lo difende e lo pone in risalto in maniera unica
come suo uomo di totale fiducia, davanti agli altri. Anche se è lui che gli
dà il nome di "Pietra", Gesù lo chiama Simone.
La fede di Simon Pietro progredisce e cresce nella tensione tra questi
due nomi, il cui punto fisso - il perno - è centrato in Gesù.
Avere due nomi lo decentra. Non può centrarsi in nessuno di essi. Se
volesse che Simone fosse il suo punto fisso, dovrebbe sempre dire: « Signore,
allontanati da me, perché sono un peccatore » ( Lc 5, 8). Se pretendesse di
centrarsi esclusivamente sull'essere Pietro e dimenticasse o coprisse tutto
ciò che è di Simone, diventerebbe una pietra di scandalo, come gli accadde
quando "non si comportava rettamente secondo la verità del Vangelo", come
gli disse Paolo perché aveva nascosto il fatto di essere andato a mangiare
con i pagani (cfr Gal 2, 11-14). Mantenersi Simone (pescatore e peccatore)
e Pietro (Pietra e chiave per gli altri) lo obbligherà a decentrarsi costante-
mente per ruotare solo intorno a Cristo, l'unico centro.
L'icona di questo decentramento, la sua messa in atto, è quando chiede
a Gesù di comandargli di andare verso di Lui sulle acque. Lì Simon Pietro
mostra il suo carattere, il suo sogno, la sua attrazione per l'imitazione
di Gesù. Quando affonda, perché smette di guardare il Signore e guarda
l'agitarsi delle onde, mostra le sue paure e i suoi fantasmi. E quando lo
prega di salvarlo e il Signore gli tende la mano, mostra di sapere bene chi
è Gesù per lui: il suo Salvatore. E il Signore gli rafforza la fede, conce-
dendogli quello che desidera, dandogli una mano e chiudendo la questione
con quella frase affettuosa e rassicurante: « Uomo di poca fede, perché hai
dubitato? » ( Mt 14, 31).
Simon Pietro in tutte le situazioni "limite" in cui potrà mettersi, guidato
dalla sua fede in Gesù discernerà sempre qual è la mano che lo salva. Con
quella certezza che, anche quando non capisce bene quello che Gesù dice o
fa, gli farà dire: « Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna » ( Gv
6, 68). Umanamente, questa consapevolezza di avere "poca fede", insieme
con l'umiltà di lasciarsi aiutare da chi sa e può farlo, è il punto di sana
autostima in cui si radica il seme di quella fede "per confermare gli altri",
per "edificare sopra di essa", che è quella che Gesù vuole da Simon Pietro
e da noi che partecipiamo del ministero. Direi che è una fede condivisibile,