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Acta Francisci Pp. 285
« Dio aiuta ». Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben
precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia per-
sonale. Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e
quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza
inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua
concreta condizione è quella di un rifiuto umano (cfr Omelia nella S.
Messa, 8 gennaio 2016).
Lazzaro ci insegna che l'altro è un dono. La giusta relazione con le
persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il po-
vero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a
convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è
quello di aprire la porta del nostro cuore all'altro, perché ogni persona
è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è
un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere
in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio
cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza,
rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per acco-
gliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare
questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela
a proposito dell'uomo ricco.
2. Il peccato ci acceca
La parabola è impietosa nell'evidenziare le contraddizioni in cui si
trova il ricco (cfr v. 19). Questo personaggio, al contrario del povero
Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come "ricco". La sua opu-
lenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. La
porpora infatti era molto pregiata, più dell'argento e dell'oro, e per
questo era riservato alle divinità (cfr Ger 10, 9) e ai re (cfr Gdc 8, 26).
Il bisso era un lino speciale che contribuiva a dare al portamento un
carattere quasi sacro. Dunque la ricchezza di quest'uomo è eccessiva,
anche perché esibita ogni giorno, in modo abitudinario: « Ogni giorno
si dava a lauti banchetti » (v. 19). In lui si intravede drammaticamente
la corruzione del peccato, che si realizza in tre momenti successivi: l'a-
more per il denaro, la vanità e la superbia (cfr Omelia nella S. Messa,
20 settembre 2013).