professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-
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cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo
infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo
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visibilità della dimensione diaconale. Naturalmente anche ogni sacerdote
rimane diacono e deve sempre pensare a questa dimensione, perché il Signore
stesso si è fatto nostro ministro, nostro diacono. Pensiamo al gesto della
lavanda dei piedi, con cui esplicitamente si mostra che il Maestro, il Signore,
fa il diacono e vuole che quanti lo seguono siano diaconi, svolgano questo
ministero per l'umanità, fino al punto di aiutare anche a lavare i piedi sporchi
degli uomini a noi affidati. Questa dimensione mi sembra di grande impor-
tanza.
In questa occasione mi viene in mente - anche se forse non è immedia-
tamente inerente al tema- una piccola esperienza che ha annotato Paolo VI.
Ogni giorno del Concilio è stato intronizzato il Vangelo. E il Pontefice ha
detto ai cerimonieri che una volta avrebbe voluto fare lui stesso questa in-
tronizzazione del Vangelo. Gli hanno detto: no, questo è compito dei diaconi e
non del Papa, del Sommo Pontefice, dei vescovi. Lui ha annotato nel suo
diario: ma io sono anche diacono, rimango diacono e vorrei anche esercitare
questo ministero del diacono mettendo sul trono la parola di Dio. Dunque
questo concerne noi tutti. I sacerdoti rimangono diaconi e i diaconi esprimo-
no nella Chiesa e nel mondo questa dimensione diaconale del nostro ministe-
ro. Questa intronizzazione liturgica della parola di Dio ogni giorno durante il
Concilio era sempre per noi un gesto di grande importanza: ci diceva chi è il
vero Signore di questa assemblea, ci diceva che sul trono c'è la parola di Dio e
noi esercitiamo il ministero per ascoltare e per interpretare, per offrire agli
altri questa parola. È ampiamente significativo tutto quanto facciamo per
intronizzare nel mondo la parola di Dio, la parola vivente, Cristo. Che sia
realmente Lui a governare la nostra vita personale e la nostra vita nelle
parrocchie.
Poi lei mi fa una domanda che, devo dire, va un po' oltre le mie forze:
quali sarebbero i compiti propri dei diaconi a Roma. So che il cardinale
Vicario conosce molto meglio di me le situazioni reali della città, della comu-
nità diocesana di Roma. Io penso che una caratteristica del ministero dei
diaconi è proprio la molteplicità delle applicazioni del diaconato. Nella Com-
missione teologica internazionale, alcuni anni fa, abbiamo studiato a lungo il
diaconato nella storia e anche nel presente della Chiesa. E abbiamo scoperto
proprio questo: non c'è un profilo unico. Quanto si deve fare varia a seconda
della preparazione delle persone, delle situazioni nelle quali si trovano. Ci
possono essere applicazioni e concretizzazioni diversissime, sempre in comu-
nione con il vescovo e con la parrocchia, naturalmente. Nelle diverse situa-