ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale192

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale208

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Un grande problema è quello invece delle liturgie alle quali partecipano

masse di persone. Mi ricordo nel 1960, durante il grande congresso eucaristico

di Monaco, si cercava di dare una nuova fisionomia ai congressi eucaristici,

che sino ad allora erano soltanto atti di adorazione. Si voleva mettere al

centro la celebrazione dell'Eucaristia come atto della presenza del mistero

celebrato. Ma subito è nata la domanda sul come fosse possibile. Per adorare,

si diceva, lo si può fare anche a distanza; ma per celebrare è necessaria la

comunità che possa interagire con il mistero, dunque una comunità che do-

veva essere assemblea attorno alla celebrazione del mistero. Molti erano quelli

contrari alla celebrazione dell'Eucaristia in pubblico con centomila persone.

Dicevano che non era possibile proprio per la struttura stessa dell'Eucaristia,

che esige la comunità per la comunione. Erano grandi personalità, molto

rispettabili, quelle contrarie a questa soluzione. Poi il professor Jungmann,

grande liturgista, uno dei grandi architetti della riforma liturgica, ha creato il

concetto di statio orbis, cioè è tornato alla statio Romae dove proprio nel

tempo della Quaresima i fedeli si raccolgono in un punto, la statio: quindi

sono in statio come i soldati, poi vanno insieme all'Eucaristia. Se questa, ha

detto, era la statio della città di Roma, dove la città di Roma si riunisce,

allora questa è la statio orbis. E dal quel momento abbiamo le celebrazioni

eucaristiche con la partecipazione delle masse. Per me, devo dire, rimane un

problema perché la comunione concreta nella celebrazione è fondamentale e

quindi non trovo che la risposta definitiva sia stata realmente trovata. Anche

nel Sinodo scorso ho fatto emergere questa domanda, che però non ha trovato

risposta. Anche un'altra domanda ho fatto fare, sulla concelebrazione in

massa: perché se concelebrano, per esempio, mille sacerdoti, non si sa ancora

se c'è la struttura voluta dal Signore. Ma in ogni caso sono domande. E cosı̀ si

è presentata a lei la difficoltà nel partecipare ad una celebrazione di massa

durante la quale non è possibile che tutti siano ugualmente coinvolti. Si deve

dunque scegliere un certo stile, per conservare quella dignità che è sempre

necessaria per l'Eucaristia, e quindi la comunità non è uniforme e l'esperienza

della partecipazione all'avvenimento è diversa, per alcuni è certamente in-

sufficiente. Ma non è dipeso da me, piuttosto da quanti si sono occupati della

preparazione.

Si deve riflettere bene dunque sul cosa fare in queste situazioni, come

rispondere alle sfide di questa situazione. Se non sbaglio, era un'orchestra

di handicappati ad eseguire le musiche e forse l'idea era proprio quella di far