ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale192

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

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lare anche e proprio del peccato come possibilità di distruggere se stesso e cosı̀

anche altre parti della terra. Nell'enciclica ho cercato di dimostrare che pro-

prio il giudizio ultimo di Dio garantisce la giustizia. Tutti vogliamo un mondo

giusto. Ma non possiamo riparare tutte le distruzioni del passato, tutte le

persone ingiustamente tormentate e uccise. Solo Dio stesso può creare la

giustizia, che deve essere giustizia per tutti, anche per i morti. E come dice

Adorno, un grande marxista, solo la risurrezione della carne, che lui ritiene

irreale, potrebbe creare giustizia. Noi crediamo in questa risurrezione della

carne, nella quale non tutti saranno uguali. Oggi si è abituati a pensare: Dio è

grande, ci conosce, quindi il peccato non conta, alla fine Dio sarà buono con

tutti. È una bella speranza. Ma c'è la giustizia e c'è la vera colpa. Coloro che

hanno distrutto l'uomo e la terra non possono sedere subito alla tavola di Dio

insieme con le loro vittime. Dio crea giustizia. Dobbiamo tenerlo presente.

Perciò mi sembrava importante scrivere questo testo anche se il purgatorio

per noi è una verità cosı̀ ovvia, cosı̀ evidente e anche cosı̀ necessaria, conso-

lante, che non può mancare. Ho cercato di dire: forse non sono tanti coloro

che si sono distrutti cosı̀, che sono insanabili per sempre, che non hanno più

alcun elemento sul quale appoggiare l'amore di Dio, non hanno più un mini-

mo di capacità di amare in se stessi. Questo sarebbe l'inferno. D'altra parte,

sono certamente pochi - o comunque non troppi - coloro che sono cosı̀ puri

da poter entrare immediatamente nella comunione di Dio. Moltissimi di noi

sperano che ci sia qualcosa di sanabile in noi, che ci sia una finale volontà di

servire Dio e di servire gli uomini, di vivere secondo Dio. Ma ci sono tante e

tante ferite, tanta sporcizia. Abbiamo bisogno di essere preparati, di essere

purificati. Questa è la nostra speranza: anche con tante sporcizie nella nostra

anima, alla fine il Signore ci dà la possibilità, ci lava finalmente con la sua

bontà che viene dalla croce. Ci rende cosı̀ capaci di essere in eterno per Lui. E

cosı̀ il paradiso è la speranza, è la giustizia finalmente realizzata. E ci dà

anche i criteri per vivere, perché questo tempo sia in qualche modo paradiso,

sia una prima luce del paradiso. Dove gli uomini vivono secondo questi

criteri, appare un po' di paradiso nel mondo, e questo è visibile. Mi sembra

anche una dimostrazione della verità della fede, della necessità di seguire la

strada dei comandamenti, di cui dobbiamo parlare di più. Questi sono real-

mente indicatori di strada e ci mostrano come vivere bene, come scegliere la

vita. Perciò dobbiamo anche parlare del peccato e del sacramento del perdono

e della riconciliazione. Un uomo sincero sa che è colpevole, che dovrebbe

ricominciare, che dovrebbe essere purificato. E questa è la meravigliosa realtà