ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

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della Chiesa alla sua apertura, non vivendo per me sia per una vita terrestre

felice, sia solo per una beatitudine personale, ma facendomi strumento della

sua pace, vivo bene e imparo questo coraggio davanti alle sfide di ogni giorno,

sempre nuove e gravi, spesso quasi irrealizzabili. Mi lascio perché tu lo vuoi e

sono sicuro che cosı̀ vado avanti bene. Possiamo solo pregare il Signore che ci

aiuti a fare questo cammino ogni giorno, per aiutare, illuminare cosı̀ gli altri,

motivarli perché possano essere cosı̀ liberati e redenti.

(Don Paolo Tammi, parroco di San Pio X, insegnante di Religione). De-

sidero porgerle solo uno dei tanti ringraziamenti per la fatica e la passione con le

quali ha scritto il suo libro su Gesù di Nazaret, un testo che come ella stesso ha

detto non è un atto di magistero, ma frutto della sua ricerca personale del volto di

Dio. Ha contribuito a riportare al centro del cristianesimo la persona di Gesù

Cristo e sicuramente sta contribuendo e contribuirà a fare una paziente giustizia

delle visioni parziali dell'evento cristiano, come quella politica nella quale è

cresciuta la maggior parte della mia adolescenza e dei miei coetanei, o quella

moralistica, un po' troppo insistente a parer mio nella predicazione cattolica,

infine quella che ama definirsi smitizzante della figura di Gesù Cristo, come

quella di certi maestri del pensiero laico che, con poca sorpresa in verità, im-

provvisamente si occupano oggi del fondatore del cristianesimo e della sua vi-

cenda umana per negarne la storicità o per attribuire la sua divinità a una

fantasia della Chiesa apostolica. Lei invece non smette di insegnarci, Santità,

che Gesù è veramente tutto; che di lui, uomo e Dio, ci si può solo innamorare, il

che non è proprio la stessa cosa di prendere la tessera del partito, ammesso che

esista, o riempirsene la bocca solo per salvare un'identità culturale. Mi limito ad

aggiungere che in un ambiente laico come la scuola, dove le motivazioni storiche e

filosofiche pro o contro la religione hanno ovviamente il loro legittimo spazio, io

vedo ogni giorno i ragazzi mantenere una grande distanza emotiva, mentre ho

visto i ragazzi commuoversi ad Assisi, dove li ho portati qualche giorno fa,

ascoltando l'appassionata testimonianza di un giovane frate minore. Le chiedo:

come può la vita di un prete appassionarsi sempre più all'essenziale che è lo

sposo Gesù? E ancora: da cosa si vede che è un prete è innamorato di Gesù? So che

vostra Santità ha già risposto più volte, ma è certo che la risposta può aiutarci a

correggerci, a riprendere speranza. Le chiedo di farlo ancora con i suoi preti.

Preti, direi, che lavorano cosı̀ bene. Possiamo solo aiutarci reciprocamen-

te. Lei quindi conosce questo ambiente laico con distanza non solo intellet-

tuale, ma soprattutto, emotiva, dalla fede. E dobbiamo, a seconda delle

circostanze, cercare il modo di creare dei ponti. Mi sembra che le situazioni