ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale208

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che ci offre il Signore. C'è una possibilità di rinnovamento, di essere nuovi. Il

Signore comincia con noi di nuovo e noi possiamo ricominciare cosı̀ anche con

gli altri nella nostra vita.

Questo aspetto del rinnovamento, della restituzione del nostro essere dopo

tante cose sbagliate, dopo tanti peccati, è la grande promessa, il grande dono

che la Chiesa offre. E che, per esempio, la psicoterapia non può offrire. La

psicoterapia oggi è cosı̀ diffusa e anche necessaria di fronte a tante psiche

distrutte o gravemente ferite. Ma le possibilità della psicoterapia sono molto

limitate: può solo cercare un po' di riequilibrare un'anima squilibrata. Ma

non può dare un vero rinnovamento, un superamento di queste gravi malat-

tie dell'anima. E perciò rimane sempre provvisoria e mai definitiva. Il sacra-

mento della penitenza ci dà l'occasione di rinnovarci fino in fondo con la

potenza di Dio - ego te absolvo - che è possibile perché Cristo ha preso su

di sé questi peccati, queste colpe. Mi sembra che questo sia proprio oggi una

grande necessità. Possiamo essere risanati. Le anime che sono ferite e malate,

come è l'esperienza di tutti, hanno bisogno non solo di consigli ma di un vero

rinnovamento, che può venire solo dal potere divino, il quale, a sua volta,

viene dal potere dell'amore crocifisso. Mi sembra questo il grande nesso dei

misteri che alla fine incidono realmente nella nostra vita. Dobbiamo noi stessi

rimeditarli e cosı̀ farli arrivare di nuovo alla nostra gente.

(Don Massimo Tellan, parroco di Sant'Enrico). Sono Don Massimo Tellan,

sacerdote da quindici anni, da sei parroco a Casal Monastero, settore nord. Credo

che tutti ci rendiamo conto di vivere sempre di più immersi in un mondo cultu-

ralmente inflazionato dalle parole, spesso prive persino di significato, che diso-

rientano il cuore umano a tal punto da renderlo sordo alla parola di verità.

Quella parola eterna che si è fatta carne e ha assunto un volto in Gesù di Nazareth

diviene cosı̀ per molti evanescente, e sopratutto per le nuove generazioni, inconsi-

stente e lontana. Certamente confusa nella selva di immagini ambigue ed effimere

da cui si è bombardati quotidianamente. Allora che spazio dare nell'educare alla

fede, a questo binomio di parola da accogliere e immagine da contemplare? Dove è

finita l'arte del raccontare la fede e dell'introdurre al mistero, come avveniva in

passato con la biblia pauperum? Nell'odierna società dell'immagine come pos-

siamo recuperare la forza prorompente del vedere, che accompagna il mistero

dell'incarnazione e l'incontro con il mistero di Gesù, come avvenne per Giovanni

e Andrea sulle rive del Giordano, invitati ad andare e vedere dove abitava il

maestro? In altre parole: come educare alla ricerca e alla contemplazione di

quella vera bellezza che come scriveva Dostoevskij, salverà il mondo? Grazie,