ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale208

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visibilità della dimensione diaconale. Naturalmente anche ogni sacerdote

rimane diacono e deve sempre pensare a questa dimensione, perché il Signore

stesso si è fatto nostro ministro, nostro diacono. Pensiamo al gesto della

lavanda dei piedi, con cui esplicitamente si mostra che il Maestro, il Signore,

fa il diacono e vuole che quanti lo seguono siano diaconi, svolgano questo

ministero per l'umanità, fino al punto di aiutare anche a lavare i piedi sporchi

degli uomini a noi affidati. Questa dimensione mi sembra di grande impor-

tanza.

In questa occasione mi viene in mente - anche se forse non è immedia-

tamente inerente al tema- una piccola esperienza che ha annotato Paolo VI.

Ogni giorno del Concilio è stato intronizzato il Vangelo. E il Pontefice ha

detto ai cerimonieri che una volta avrebbe voluto fare lui stesso questa in-

tronizzazione del Vangelo. Gli hanno detto: no, questo è compito dei diaconi e

non del Papa, del Sommo Pontefice, dei vescovi. Lui ha annotato nel suo

diario: ma io sono anche diacono, rimango diacono e vorrei anche esercitare

questo ministero del diacono mettendo sul trono la parola di Dio. Dunque

questo concerne noi tutti. I sacerdoti rimangono diaconi e i diaconi esprimo-

no nella Chiesa e nel mondo questa dimensione diaconale del nostro ministe-

ro. Questa intronizzazione liturgica della parola di Dio ogni giorno durante il

Concilio era sempre per noi un gesto di grande importanza: ci diceva chi è il

vero Signore di questa assemblea, ci diceva che sul trono c'è la parola di Dio e

noi esercitiamo il ministero per ascoltare e per interpretare, per offrire agli

altri questa parola. È ampiamente significativo tutto quanto facciamo per

intronizzare nel mondo la parola di Dio, la parola vivente, Cristo. Che sia

realmente Lui a governare la nostra vita personale e la nostra vita nelle

parrocchie.

Poi lei mi fa una domanda che, devo dire, va un po' oltre le mie forze:

quali sarebbero i compiti propri dei diaconi a Roma. So che il cardinale

Vicario conosce molto meglio di me le situazioni reali della città, della comu-

nità diocesana di Roma. Io penso che una caratteristica del ministero dei

diaconi è proprio la molteplicità delle applicazioni del diaconato. Nella Com-

missione teologica internazionale, alcuni anni fa, abbiamo studiato a lungo il

diaconato nella storia e anche nel presente della Chiesa. E abbiamo scoperto

proprio questo: non c'è un profilo unico. Quanto si deve fare varia a seconda

della preparazione delle persone, delle situazioni nelle quali si trovano. Ci

possono essere applicazioni e concretizzazioni diversissime, sempre in comu-

nione con il vescovo e con la parrocchia, naturalmente. Nelle diverse situa-