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stessi e lo studio non abbiano valore. Aggiungerei che oggi, nel mondo del
lavoro - ma in ogni ambiente - è urgente educare a percorrere la strada,
luminosa e impegnativa, dell'onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi
e delle raccomandazioni. Qui sotto c'è la corruzione. Ci sono sempre queste
tentazioni, piccole o grandi, ma si tratta sempre di « compravendite morali »,
indegne dell'uomo: vanno respinte, abituando il cuore a rimanere libero.
Altrimenti, ingenerano una mentalità falsa e nociva, che va combattuta:
quella dell'illegalità, che porta alla corruzione della persona e della società.
L'illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma
con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.
Educare è una grande vocazione: come san Giuseppe addestrò Gesù all'arte
del falegname, anche voi siete chiamati ad aiutare le giovani generazioni a
scoprire la bellezza del lavoro veramente umano.
La seconda parola che vorrei dirvi è condivisione. Il lavoro non è sol-
tanto una vocazione della singola persona, ma è l'opportunità di entrare
in relazione con gli altri: « qualsiasi forma di lavoro presuppone un'idea
sulla relazione che l'essere umano può o deve stabilire con l'altro da sé ».4
Il lavoro dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e
distanti. Occupando tante ore nella giornata, ci offre anche l'occasione per
condividere il quotidiano, per interessarci di chi ci sta accanto, per ricevere
come un dono e come una responsabilità la presenza degli altri.
Giovanni ha parlato, nella sua testimonianza scritta, di una forma di
condivisione che si attua nel vostro Movimento: i « progetti di Servizio Ci-
vile », che vi consentono di avvicinare persone e contesti nuovi, facendone
vostri i problemi e le speranze. È importante che gli altri non siano solo
destinatari di qualche attenzione, ma di veri e propri progetti. Tutti fanno
progetti per sé stessi, ma progettare per gli altri permette di fare un passo
avanti: pone l'intelligenza a servizio dell'amore, rendendo la persona più
integra e la vita più felice, perché capace di donare.
L'ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L'apostolo Paolo
incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l'attività, vincendo la
pigrizia e l'indolenza; e diede una regola molto forte e chiara: « Chi non vuol
lavorare, neppure mangi ».5 Anche in quel tempo c'erano quelli che faceva-
no lavorare gli altri, per mangiare loro. Oggi, invece, ci sono persone che
4 Lett. enc. Laudato si', 125. 5 2 Ts 3, 10