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Il brano della Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato, ci ricorda che
Gesù stesso, per farsi incontro a noi, non ha esitato a condividere la nostra
condizione umana: « Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne,
anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe ».2 Gesù non ci ha
salvati « dall'esterno », non è rimasto fuori dal nostro dramma, ma ha vo-
luto condividere la nostra vita. I consacrati e le consacrate sono chiamati
ad essere segno concreto e profetico di questa vicinanza di Dio, di questa
condivisione con la condizione di fragilità, di peccato e di ferite dell'uomo
del nostro tempo. Tutte le forme di vita consacrata, ognuna secondo le sue
caratteristiche, sono chiamate ad essere in stato permanente di missione,
condividendo « le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini
d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono ».3
Il Vangelo ci dice anche che « il padre e la madre di Gesù si stupivano
delle cose che si dicevano di lui ».4 Giuseppe e Maria custodiscono lo stupore
per questo incontro pieno di luce e di speranza per tutti i popoli. E anche
noi, come cristiani e come persone consacrate, siamo custodi dello stupo-
re. Uno stupore che chiede di essere sempre rinnovato; guai all'abitudine
nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina
astratta: i carismi dei fondatori - come ho detto altre volte - non sono
da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo. I nostri fondatori sono
stati mossi dallo Spirito e non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con
la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le
periferie geografiche ed esistenziali. Non si sono fermati davanti agli osta-
coli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore
lo stupore per l'incontro con Cristo. Non hanno addomesticato la grazia
del Vangelo; hanno avuto sempre nel cuore una sana inquietudine per il
Signore, un desiderio struggente di portarlo agli altri, come hanno fatto
Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere
scelte profetiche e coraggiose.
Infine, dalla festa di oggi impariamo a vivere la gratitudine per l'incontro
con Gesù e per il dono della vocazione alla vita consacrata. Ringraziare,
rendimento di grazie: Eucaristia. Com'è bello quando incontriamo il volto
felice di persone consacrate, magari già avanti negli anni come Simeone o
2 v. 14. 3 Gaudium et spes, 1. 4 v. 33.