professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-
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cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo
infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo
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Un grande problema è quello invece delle liturgie alle quali partecipano
masse di persone. Mi ricordo nel 1960, durante il grande congresso eucaristico
di Monaco, si cercava di dare una nuova fisionomia ai congressi eucaristici,
che sino ad allora erano soltanto atti di adorazione. Si voleva mettere al
centro la celebrazione dell'Eucaristia come atto della presenza del mistero
celebrato. Ma subito è nata la domanda sul come fosse possibile. Per adorare,
si diceva, lo si può fare anche a distanza; ma per celebrare è necessaria la
comunità che possa interagire con il mistero, dunque una comunità che do-
veva essere assemblea attorno alla celebrazione del mistero. Molti erano quelli
contrari alla celebrazione dell'Eucaristia in pubblico con centomila persone.
Dicevano che non era possibile proprio per la struttura stessa dell'Eucaristia,
che esige la comunità per la comunione. Erano grandi personalità, molto
rispettabili, quelle contrarie a questa soluzione. Poi il professor Jungmann,
grande liturgista, uno dei grandi architetti della riforma liturgica, ha creato il
concetto di statio orbis, cioè è tornato alla statio Romae dove proprio nel
tempo della Quaresima i fedeli si raccolgono in un punto, la statio: quindi
sono in statio come i soldati, poi vanno insieme all'Eucaristia. Se questa, ha
detto, era la statio della città di Roma, dove la città di Roma si riunisce,
allora questa è la statio orbis. E dal quel momento abbiamo le celebrazioni
eucaristiche con la partecipazione delle masse. Per me, devo dire, rimane un
problema perché la comunione concreta nella celebrazione è fondamentale e
quindi non trovo che la risposta definitiva sia stata realmente trovata. Anche
nel Sinodo scorso ho fatto emergere questa domanda, che però non ha trovato
risposta. Anche un'altra domanda ho fatto fare, sulla concelebrazione in
massa: perché se concelebrano, per esempio, mille sacerdoti, non si sa ancora
se c'è la struttura voluta dal Signore. Ma in ogni caso sono domande. E cosı̀ si
è presentata a lei la difficoltà nel partecipare ad una celebrazione di massa
durante la quale non è possibile che tutti siano ugualmente coinvolti. Si deve
dunque scegliere un certo stile, per conservare quella dignità che è sempre
necessaria per l'Eucaristia, e quindi la comunità non è uniforme e l'esperienza
della partecipazione all'avvenimento è diversa, per alcuni è certamente in-
sufficiente. Ma non è dipeso da me, piuttosto da quanti si sono occupati della
preparazione.
Si deve riflettere bene dunque sul cosa fare in queste situazioni, come
rispondere alle sfide di questa situazione. Se non sbaglio, era un'orchestra
di handicappati ad eseguire le musiche e forse l'idea era proprio quella di far