professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-
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cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo
infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo
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capire che gli handicappati possono essere animatori della sacra celebrazione
e proprio loro non devono essere esclusi ma agenti primari. E cosı̀, sentendosi
amati da tutti, non si sono sentiti esclusi ed anzi si sono sentiti coinvolti. Mi
sembra una riflessione molto rispettabile e io la condivido. Naturalmente
però rimane il problema fondamentale. Ma mi sembra che anche qui, sapendo
che cosa è l'Eucaristia, anche se non si ha la possibilità di un'attività esteriore
come si desidererebbe per sentirsi compartecipi, vi si entra con il cuore, come
dice l'antico imperativo nella Chiesa, creato forse proprio per quelli che sta-
vano dietro nella basilica: « In alto i cuori! Adesso usciamo da noi stessi, cosı̀
tutti siamo con il Signore e siamo insieme ». Come detto resta il problema, ma
se seguiamo realmente questa parola « In alto i nostri cuori » troveremo tutti,
anche in situazioni difficili ed a volte discutibili, la vera partecipazione attiva.
Cerchiamo di uscire da noi stessi, perché sappiamo dove arrivare. Non
cadiamo nel vuoto. Abbandoniamoci al Signore, mettiamoci a sua disposizio-
ne, come vuole Lui e non come pensiamo noi.
(Mons. Renzo Martinelli, delegato della Pontificia Accademia dell'Imma-
colata). Santo Padre volevo innanzitutto ringraziarla anche delle esplicitazioni
che ha fatto domenica scorsa all'Angelus, al riguardo delle sue intenzioni, perché
noi i fedeli sempre li educhiamo a pregare per il Papa e quando lei dice di
pregare per i consacrati, di pregare per la giornata della vita, di pregare per i
frutti di conversione della Quaresima, ecco esplicitare questo diventa ancora più
evidente una comunione interiore, ma anche consapevole di essere vicini alle sue
intenzioni. Anche in questi giorni la grazia di poter pregare davanti all'Imma-
colata nell'anniversario di Lourdes. ritornando al problema dell'emergenza edu-
cativa la domanda è questa: lei ha detto di recente ai vescovi sloveni questa frase
« se per esempio si concepisce l'uomo secondo una tendenza oggi diffusa in modo
individualistico », come giustificare lo sforzo per la costruzione di una comunità
giusta e solidale. Allora questa mentalità individualistica - io sono entrato in
seminario a undici anni e sono stato educato un po' in una mentalità in cui c'era
il mio io e poi accanto al mio io un altro io un po' moralistico per conformarsi a
Cristo e alla fine la mia libertà come dice lei nel suo libro Gesù di Nazaret era
come gestita in modo da schiavo, come schiavitù, quando commenta il fratello
maggiore della parabola del figliol prodigo. E tutto questo crea una divisione:
come invece proporre ai giovani quello che lei sempre, da sempre dall'inizio ha
insistito, e cioè che l'io del cristiano, una volta che è investito da Cristo non è più
io. L'identità del cristiano, lei ha detto a Verona molto approfonditamente, è l'io
non più io perché c'è il soggetto comunionale di Cristo. Come proporre Santità