professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-
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cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo
infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo
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progresso delle scienze mediche, le cui attività risultano sempre più sostenute
da strumenti tecnologici di elevato livello. Di fronte a tutto questo, emerge
l'urgente sfida per tutti, e in special modo per la Chiesa, vivificata dal Signore
risorto, di portare nel vasto orizzonte della vita umana lo splendore della
verità rivelata e il sostegno della speranza.
Quando si spegne una vita in età avanzata, o invece all'alba dell'esistenza
terrena, o nel pieno fiorire dell'età per cause impreviste, non si deve vedere in
ciò soltanto un fatto biologico che si esaurisce, o una biografia che si chiude,
bensı̀ una nuova nascita e un'esistenza rinnovata, offerta dal Risorto a chi
non si è volutamente opposto al suo Amore. Con la morte si conclude l'espe-
rienza terrena, ma attraverso la morte si apre anche, per ciascuno di noi, al di
là del tempo, la vita piena e definitiva. Il Signore della vita è presente ac-
canto al malato come Colui che vive e dona la vita, Colui che ha detto: « Sono
venuto perché abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza »,1 « Io sono la
Resurrezione e la Vita: chi crede in me, anche se muore vivrà, 2 e « Io lo
resusciterò nell'ultimo giorno ».3 In quel momento solenne e sacro, tutti gli
sforzi compiuti nella speranza cristiana per migliorare noi stessi e il mondo
che ci è affidato, purificati dalla Grazia, trovano il loro senso e si impreziosi-
scono grazie all'amore di Dio Creatore e Padre. Quando, al momento della
morte, la relazione con Dio si realizza pienamente nell'incontro con « Colui che
non muore, che è la vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita;
allora viviamo ».4 Per la comunità dei credenti, questo incontro del morente
con la Sorgente della Vita e dell'Amore rappresenta un dono che ha valore per
tutti, che arricchisce la comunione di tutti i fedeli. Come tale, esso deve
raccogliere l'attenzione e la partecipazione della comunità, non soltanto della
famiglia dei parenti stretti, ma, nei limiti e nelle forme possibili, di tutta la
comunità che è stata legata alla persona che muore. Nessun credente dovreb-
be morire nella solitudine e nell'abbandono. Madre Teresa di Calcutta aveva
una particolare premura di raccogliere i poveri e i derelitti, perché almeno nel
momento della morte potessero sperimentare, nell'abbraccio delle sorelle e dei
fratelli, il calore del Padre.
Ma non è soltanto la comunità cristiana che, per i suoi particolari vincoli
di comunione soprannaturale, è impegnata ad accompagnare e celebrare nei
1 Gv 10, 10. 2 Gv 10, 25. 3 Gv 6, 54. 4 Benedetto XVI, Spe salvi, 27.