professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-
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cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo
infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo
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suoi membri il mistero del dolore e della morte e l'alba della nuova vita. In
realtà, tutta la società mediante le sue istituzioni sanitarie e civili è chiamata
a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente. Pur nella
consapevolezza del fatto che « non è la scienza che redime gli uomini »,5 la
società intera e in particolare i settori legati alla scienza medica sono tenuti
ad esprimere la solidarietà dell'amore, la salvaguardia e il rispetto della vita
umana in ogni momento del suo sviluppo terreno, soprattutto quando essa
patisce una condizione di malattia o è nella sua fase terminale. Più in con-
creto, si tratta di assicurare ad ogni persona che ne avesse bisogno il sostegno
necessario attraverso terapie e interventi medici adeguati, individuati e ge-
stiti secondo i criteri della proporzionalità medica, sempre tenendo conto del
dovere morale di somministrare (da parte del medico) e di accogliere (da parte
del paziente) quei mezzi di preservazione della vita che, nella situazione
concreta, risultino « ordinari ». Per quanto riguarda, invece, le terapie signi-
ficativamente rischiose o che fossero prudentemente da giudicare « straordi-
narie », il ricorso ad esse sarà da considerare moralmente lecito ma facoltati-
vo. Inoltre, occorrerà sempre assicurare ad ogni persona le cure necessarie e
dovute, nonché il sostegno alle famiglie più provate dalla malattia di uno dei
loro componenti, soprattutto se grave e prolungata. Anche sul versante della
regolamentazione del lavoro, solitamente si riconoscono dei diritti specifici ai
familiari al momento di una nascita; in maniera analoga, e specialmente in
certe circostanze, diritti simili dovrebbero essere riconosciuti ai parenti stretti
al momento della malattia terminale di un loro congiunto. Una società solidale
ed umanitaria non può non tener conto delle difficili condizioni delle famiglie
che, talora per lunghi periodi, devono portare il peso della gestione domiciliare
di malati gravi non autosufficienti. Un più grande rispetto della vita umana
individuale passa inevitabilmente attraverso la solidarietà concreta di tutti e di
ciascuno, costituendo una delle sfide più urgenti del nostro tempo.
Come ho ricordato nell'Enciclica Spe salvi, « la misura dell'umanità si
determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente.
Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce
ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-pas-
sione a far sı̀ che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente
è una società crudele e disumana ».6 In una società complessa, fortemente
5 Benedetto XVI, Spe salvi, 26. 6 N. 38.